Teatro e scienza

Maria Rosa Menzio
Spazio, tempo, numeri e stelle. Teatro e scienza 1
Bollati Boringhieri, 2005
pp.214, euro 14,00

Quattro sostantivi – spazio, tempo, numeri e stelle – per identificare le quattro piéces teatrali che prendono vita in questo volume. Quattro sceneggiature indipendenti, e un denominatore comune: la matematica. Sono storie di uomini e donne distanti nello spazio e nel tempo, storie di amori e di passioni, di conflitti interiori e umanissime vicissitudini, nelle quali la matematica gioca un ruolo di primo piano, è un filo conduttore esplicito che si mischia ai dialoghi e pervade il testo, senza tuttavia mai prevaricare sulle dinamiche che si svolgono tra i personaggi. Non è facile realizzare un felice connubio tra il teatro e la scienza. Maria Rosa Menzio, matematica torinese, specializzata in filosofia della scienza e attualmente regista e autrice teatrale, ha scelto di farlo senza indulgere al compromesso di relegare la matematica nell’ombra, lasciandone solo una traccia sbiadita e superficiale di sottofondo. Ha deciso, piuttosto, di costruire le proprie storie, a partire da figure realmente esistite, rivisitate e messe in scena, matematici e astronomi di oggi e di ieri, che si animano e si agitano per forti passioni tanto umane quanto scientifiche. Ma, anche se sulla bocca dei personaggi affiorano, in tutta naturalezza, termini e concetti matematici talvolta anche impegnativi come la teoria della relatività di Einstein o le geometrie non euclidee, l’intento della drammaturga non è mai didascalico. Il teatro scientifico, d’altra parte, non ha il compito di insegnare, non è il luogo deputato a trasferire nozioni e conoscenze tecniche al pubblico. Piuttosto, è uno strumento, e quanto mai efficace se si riesce nello scopo, per comunicare emozioni e offrire stimoli intellettivi. E in questo l’autrice è perfettamente riuscita, ben orchestrando e modulando i dialoghi, ora accesi, rigorosi e scientifici, ora dimessi, visionari e arditi, sempre godibili e comunque apprezzabili da un pubblico eterogeneo, con o senza (forse ancora meglio) competenze in materia. I protagonisti della originale drammatizzazione della scienza di Maria Rosa Menzio sono padre Girolamo Saccheri, matematico vissuto a cavallo tra il Seicento e il Settecento, precursore delle geometrie non-euclidee, di cui intuisce i principi fondamentali attraverso deduzioni logiche corrette, senza avere il coraggio di ammetterle: negare il quinto postulato di Euclide, il postulato delle parallele, avrebbe significato rivoluzionare il concetto stesso di spazio (ecco il primo sostantivo, lo spazio); poi c’è Ipazia, astronoma ellenista, una grande matematica egiziana che nel testo teatrale, intitolato “Senza fine”, passa di secolo in secolo (ecco il secondo sostantivo, il tempo) diventando la protagonista di molti libri; in “Fibonacci (la ricerca)” ci sono le due storie intrecciate e parallele, in una continua altalena di piani temporali, tra il 1200 e il nostro tempo: la prima tra Leonardo Pisano detto Fibonacci, l’inventore della sequenza di numeri (ed ecco il terzo sostantivo) che porta il suo nome, e una misteriosa donna, Zaffira, ambientata in Algeria, e la seconda, quella di due ricercatori di matematica, ambientata in Italia; l’ultima piéce, infine, è incentrata sulla figura di Boccardi, fondatore dell’osservatorio astronomico (ultimo sostantivo, le stelle) di Pino Torinese, che si misura con la teoria della relatività e un antico amore.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here