A finire sul banco degli imputati, qualche tempo fa, era stata Crispr/Cas 9, la più avanzata tecnica di manipolazione del dna. Uno studio americano, infatti, la accusava di non essere poi così precisa come si pensava, causando su altri geni centinaia di mutazioni indesiderate e potenzialmente pericolose. E se questo fosse stato vero, avremmo dovuto seriamente riconsiderarne la sicurezza, soprattutto quando utilizzata negli esseri umani. La più grande qualità della tecnica, che l’aveva resa, negli ultimi anni, uno strumento preziosissimo per gli scienziati che vogliono studiare il ruolo dei geni in patologie come cancro e hiv, sta infatti proprio nella sua estrema precisione nell’aggiungere, rimuovere o modificare la sequenza di geni specifici con grande velocità e affidabilità. Oggi, un nuovo studio pubblicato su bioRxiv fa nuovamente marcia indietro: sembra che il lavoro che condannava Crispr sarebbe infatti affetto da diversi problemi metodologici che ne invalidano le conclusioni.
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