Studiare i terremoti su Marte per cercare la vita sul Pianeta rosso

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(Foto: NASA/JPL-Caltech)

Il Pianeta rosso è più irrequieto della Luna ma molto meno della Terra. La sua attività sismica di Marte è moderata e risulta intermedia fra quella lunare e la nostra. E’ questo il principale risultato che arriva dalla prima misurazione diretta dei terremoti su Marte, come spiegano gli scienziati del Politecnico Federale di Zurigo e il gruppo del California Institute of Technology.

Il risultato inedito è frutto dei primi mesi di lavoro della missione Insight, atterrata a novembre sul Pianeta rosso. La missione ha l’obiettivo di studiare non solo la superficie ma anche l’interno e la geologia del pianeta, inclusa l’indagine di come funzionano i terremoti su Marte (qui il primo episodio). Tutte le nuove osservazioni di Insight sono pubblicate oggi in diversi paper su Nature Geoscience e uno anche su Nature Communications. Fra questi due articoli, di cui il secondo a prima firma dell’italiano Domenico Giardini, dedicato proprio allo studio dei terremoti su Marte.

Un evento unico finora

I ricercatori hanno studiato a fondo i cosiddetti marsquakes o martemoti. “Si tratta della prima missione che ottiene misure geofisiche dirette di qualsiasi pianeta che non sia la Terra”, ha sottolineato Nicholas Schmerr delll’Università del Maryland, che ha preso parte allo studio. “E ci fornisce il primo reale sguardo sulla struttura interna e sui processi geologici di Marte”.

Terremoti su Marte, lo studio

Gli autori hanno rilevato 174 eventi sismici su Marte durante un periodo di 235 giorni marziani, poco più lunghi di quelli terrestri. Fra questi, una parte ridotta (24 eventi) hanno una magnitudine compresa fra 3 e 4, con onde sismiche che si propagano nel mantello di Marte. Gli altri, la maggioranza e precisamente 150, hanno una magnitudine più bassa, sono più superficiali e a più alta frequenza con onde che rimangono intrappolate nella crosta – mentre le altre vanno più in profondità. “I martemoti hanno caratteristiche già osservate in quelli sulla Luna durante l’era delle missioni Apollo”, ha sottolineato Giardini. Le caratteristiche sono “una lunga durata del segnale (da 10 a 20 minuti) a causa delle proprietà di scattering della crosta marziana”.

Un risultato inedito

E anche il risultato è inedito, secondo gli autori. “Abbiamo finalmente, per la prima volta, stabilito che Marte è un pianeta sismicamente attivo”, ha detto Bruce Banerdt della missione Insight del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, in una dichiarazione riportata dalla rivista Space.com.

I ricercatori hanno anche paragonato l’intensità della sismicità marziana con quella terrestre: il ricercatore Banerdt ha spiegato che l’attività sismica di Marte è intermedia fra quella lunare (di cui è maggiore) e quella terrestre. “In effetti, è probabilmente vicina all’attività sismica che ci si aspetterebbe di trovare lontano dai confini delle placche tettoniche sulla Terra”, ma comunque comparabile con quella terrestre.

Studiare i terremoti su Marte

L’idea degli scienziati, attraverso i terremoti su Marte, è di studiare meglio la composizione geologica del Pianeta rosso attraverso l’analisi della localizzazione e delle sorgenti sismiche. E i ricercatori sono già riusciti a ripercorrere il percorso di tre dei terremoti a bassa frequenza, quelli a maggiore profondità.

“La comprensione di questi processi è parte di una questione più ampia che riguarda il pianeta stesso”, ha aggiunto Schmerr. “Può supportare la vita o potrebbe averlo mai fatto in passato?” Se si scoprisse che su Marte c’è del magma liquido e se i ricercatori saranno in grado di capire dove il pianeta è maggiormente attivo, a livello geologico, questo potrà dare una nuova spinta alla ricerca di tracce di vita su Marte.

Vita inaspettata

In teoria questa strada non è così impercorribile. Il ricercatore, infatti, fa un paragone con la Terra e con regioni come quelle dei fondali oceanici. Qui, dorsali oceaniche, profonde faglie attive dal punto di vista sismico e vulcanico, da cui fuoriesce magma, e che sono anche sede di alcune forme di vita.

Non molti anni fa infatti, il gruppo di Katrina Edwards della University of Southern California ha scoperto che sui loro fondali oceanici c’è un’inaspettata quantità di batteri. La presenza di questi esseri viventi si verifica in una regione, nelle profondità dell’oceano, dove la vita non è regolata e resa possibile dalla luce del sole ma da processi chimici legati alla sismicità e al vulcanesimo. Chissà che anche su Marte, magari in passato, non avvenga lo stesso.

Riferimenti: Nature Geoscience

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