Titano? Una piccola Terra

Se vi interessa sapere come era fatta la Terra ai suoi inizi andate dalle parti di Saturno. Più precisamente sulla sua luna più grande, Titano. È proprio quello che ha fatto la sonda Cassini-Huygens lanciata congiuntamente da Nasa ed Esa il 15 ottobre del 1997. Dopo la lunga fase di viaggio verso il lontano satellite (dieci volte più distante della Terra dal Sole) e quella delicata dell’atterraggio, sono ora disponibili i primi dati inviati dal sofisticatissimo strumento che deve il suo nome all’astronomo italiano Giovanni Domenico Cassini e al fisico olandese Christiaan Huygens, entrambi scopritori dei satelliti di Saturno. E da una prima analisi sembrerebbe proprio di ricavare l’immagine di un pianeta fermo allo stato originario, molto simile a come doveva apparire il nostro pianeta ai suoi primordi. I primi dati ricavati dai sei strumenti presenti a bordo sono stati analizzati da sette gruppi di ricerca e ora pubblicati sull’ultimo numero di Nature. La missione Cassini-Huygens rappresenta uno dei tentativi più avanzati di sfidare le distanze cosmiche. Per questo ha richiesto sinergie praticamente senza precedenti. Le strumentazioni in gioco erano infatti fuori dalla portata di una singola agenzia spaziale. Superate le inevitabili difficoltà di carattere politico, ancor prima che tecnico, l’ambiziosa missione ha potuto finalmente prendere il via circa otto anni fa grazie a una suddivisione dei ruoli e delle competenze tra le due principali agenzie spaziali mondiali. Mentre infatti la Nasa provvedeva alla costruzione del velivolo orbitale Cassini per alloggiare la strumentazione necessaria, spettava all’Esa il compito di realizzare la sonda Huygens per lo scandaglio atmosferico e superficiale del pianeta. Il rilascio della sonda da parte di Cassini è avvenuta senza problemi il giorno di Natale dello scorso anno. Dopo una ventina di giorni di viaggio, Huygens è finalmente entrata nell’atmosfera di Saturno e quindi è atterrata sulla superficie del satellite grazie a un complesso sistema di paracadute. Una volta lì ha subito cominciato a trasmettere dati a Cassini che poi ha provveduto a rispedirli alla stazione di terra, a Darmstadt in Germania. Titano è così lontano dal Sole che la sua superficie è e resterà congelata allo stadio primordiale, con una temperatura minima che raggiunge i -179°C. Ciononostante i parallelismi con la Terra sono notevoli: entrambi hanno un’atmosfera dominata dalla presenza di azoto, probabilmente giunto miliardi di anni fa sotto forma di ammoniaca, come potrebbe essere accaduto per il nostro pianeta. Al contrario la componente legata al carbonio sembra sia veicolata dal metano anziché dall’anidride carbonica, come accade qui da noi. Ciò sembrerebbe essere legato alla indisponibilità di ossigeno, a causa delle bassissime temperature che mantengono sempre congelate le molecole d’acqua. Una scoperta sorprendente sembra essere la presenza di uno strato superficiale in grado di dar vita a veri e propri fiumi del tipo di quelli terrestri, grazie alle reazioni fotochimiche che colpiscono i suoi gas atmosferici. Lo strato di componenti organici rinvenuto sulla superficie dagli strumenti della sonda sembrerebbe provenire dalla sua atmosfera tramite una sorta di pioggerellina di composti azotati e metano. Il metano sembrerebbe dunque rivestire su Titano il ruolo che sulla Terra è svolto dall’acqua. Resta da scoprire quale sia la sorgente che rifornisce il satellite del prezioso gas. Per ora sono state avanzate solo ipotesi anche perché una completa analisi di tutti i composti chimici della luna di Saturno non è comunque ancora disponibile. Nonostante ciò i dati e le immagini finora ricavati dipingono una superficie molto simile a quella terrestre, con una fitta rete di canali che si snoda sulla sua superficie. In questo senso ulteriori dati potrebbero rivelare numerose sorprese.

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