Tra tecnologia e umanità

Ubaldo Fadini
Sviluppo Tecnologico e Identità personale
Edizioni Dedalo, 2000

Nel 1935, Douglas Hartree, professore di matematica all’Università di Manchester portò a termine una delle più importanti realizzazioni della sua vita: il primo esemplare europeo di analizzatore differenziale, un calcolatore finalizzato alla meccanizzazione di alcuni tipi di equazioni. Nel corso di una animata conferenza stampa, Hartree spiegò ai giornalisti il funzionamento del primordiale calcolatore meccanico. Una macchina che avrebbe permesso ai matematici di non lavorare più ‘come muli’ nel fare calcoli numerici. A tale osservazione si contrappose l’oscuro presagio di un giornalista del The Observer che, citando il Macbeth di Shakespeare, osservò: “the machine push us off our stools” (la macchina ‘ci spinge fuori dai nostri sgabelli’ nel senso di ‘ci rimpiazza, ci lascia spiazzati’).

Ogni innovazione tecnologica produce ansie e paure, aspettative e sogni. E’ proprio il rapporto tra tecnologia e umanità che Ubaldo Fadini, professore di Scienze della Formazione dell’Università di Firenze analizza con cura nel suo ultimo libro.Cosa sono i prodotti della tecnica, cosa sono le macchine? Sono una ‘estensione’, una protesi inorganica delle parti organiche dell’uomo? Un esempio della plasticità degli esseri umani nel modellare il mondo esterno al fine di plasmarlo alle esigenze umane come sembra suggerire la lettura di testi dell’antropologia filosofica classica da Gelhen in poi? Oppure sono mostruose entità che all’inizio muovono i loro passi come semplice estensione umana e poi gettano via il loro supporto vitale pretendendo di dominare la scena al posto degli stessi esseri umani?

Fadini, come tutti noi, non ha una risposta a questo quesito, ma se non altro è un attento conoscitore della letteratura sull’argomento. Conosce i ‘critici affermativi’ cioè quelli che hanno sottolineato la positività dell’introduzione della tecnologia, le qualità ‘liberatorie’ ed ‘emancipatrici’ delle nuove tecnologie (della microelettronica e della cibernetica). Ma conosce e apprezza anche i ‘critici negativi’, quelli che hanno sottolineato la negatività e la sottrazione di umanità che la tecnologia inevitabilmente porta con sé. Qui le immagini non bastano davvero: Fadini fa bene a ricordare come le tecnologie nucleari abbiano portato l’uomo vicino alla distruzione di se stesso e del mondo che lo circonda, e che le biotecnologie potrebbero distruggere e alienare piuttosto che risolvere i problemi dell’umanità.

Ed è sicuramente la catalogazione attenta e ragionata degli autori che negli ultimi anni hanno espresso la loro idea sul processo di innovazione tecnologica che fa di questo testo un ottimo testo per chiunque abbia ancora dei dubbi sulla capacità della tecnologia di modificare quel complesso organismo chiamato uomo, nelle sue articolazioni fisiche e sociali. Fadini non ‘cataloga’ in vista di un mero tentativo tassonomico, ma di una rifondazione disciplinare, della fondazione di una ‘antropologia della tecnica’ che si contrapponga allo storicismo classico degli studi sullo sviluppo della tecnologia e che immetta la critica foucaultiana all’interno dello studio delle macchine.

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