Tutta la chimica intorno a noi

Joe Schwarcz
Benzina per la mente
Edizioni Dedalo 2010, pp. 246, euro 15,00

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Pensavate che la chimica fosse una materia astratta e noiosa? Sarete costretti a ricredervi. Dopo Radar, hula hoop e maialini giocherelloni. Come digerire la chimica in 67 storie, Joe Schwarcz, chimico e professore all’università di Montreal, torna all’attacco con questo nuovo saggio eclettico e spumeggiante, che ci fa capire come la sua materia sia presente nella vita di tutti i giorni e quanto possa essere affascinante.

Quasi duecento sono i quesiti curiosi e accattivanti cui l’autore risponde con semplicità e chiarezza espositiva, spaziando dalla letteratura alla medicina, dalla storia all’aneddotica. Ecco qualche esempio: Perché la carne del petto di pollo è bianca mentre quella delle zampe è scura? Quale cibo era tanto temuto da Alfred Hitchcock? Quale sostanza è responsabile della cessione di Hong Kong da parte dei cinesi agli inglesi nel 1842? Potreste avere l’impressione che tutto ciò abbia poco a che fare con la chimica. E invece vi sbagliate. In realtà la maggior parte dei fenomeni cui assistiamo abitualmente e molte delle nostre operazioni quotidiane si basano su dei meccanismi chimici, di cui spesso siamo totalmente ignari. Basta lavarsi le mani o ingerire un determinato cibo per innescare tutta una serie di reazioni che determinano l’efficacia delle nostre azioni. L’alimentazione e la pulizia personale sono in effetti tra gli ambiti in cui il ruolo della chimica appare più decisivo. Ed è per questo che se molti quesiti hanno a che fare con saponi e detersivi.

Agli alimenti e alle loro segrete proprietà è invece dedicato un intero capitolo, il secondo, con ben ventisei punti di domanda. Leggendolo scopriamo le virtù del cioccolato, dei semi di soia e dell’olio extravergine d’oliva, che il kiwi è in realtà una bacca e che gli asparagi fritti possono giovare alla salute. Insomma, se siamo alla ricerca di consigli dietetici troviamo qui una vera e propria miniera d’informazioni e di consigli pratici. Lo stesso vale per il capitolo successivo, dedicato più generalmente ai temi della salute. A seguire c’imbattiamo nelle “attrazioni fatali” e nelle “relazioni misteriose”, per arrivare poi alla “chimica in azione”e, in un crescendo, a “semplicemente formidabile” e “sempre più incredibile”.

Arrivati alla fine possiamo ancora dubitare del fatto che l’autore sia riuscito a rivelarci tutta la chimica intorno a noi, un obiettivo forse troppo ambizioso per poco più di duecento pagine. E tuttavia dobbiamo riconoscere che il titolo non poteva essere più azzeccato: il libro è veramente una benzina per la nostra mente, e della migliore qualità, una piccola perla della divulgazione scientifica che soddisfa molte curiosità e appaga la voglia di conoscenza. Non troverete formule astruse, e anche quando vi capiterà d’imbattervi in nomi difficili sarete confortati da spiegazioni chiare e comprensibili anche a un bambino.

Tra i lettori ci sarà senz’altro chi non saprà resistere alla tentazione di divorare in un sol boccone gli otto densi capitoli che gli si offrono con tutte le attrattive dell’interesse e della scoperta. Tuttavia, se al piacere della lettura si vuole aggiungere il vantaggio dell’apprendimento, il metodo più raccomandabile sarebbe quello di leggere in pillole, non necessariamente dall’inizio alla fine ma anche a zig zag tra le domande, lasciandosi guidare dall’istinto e dalle curiosità personali. L’esposizione per quesiti permette poi di sottoporsi, in seconda lettura, a una sorta di verifica: possiamo sfidarci a rispondere alle domande per vedere che cosa abbiamo imparato. Insomma, questo saggio ha tutte le caratteristiche di un prezioso strumento per arricchire la propria cultura personale in maniera leggera e divertente. Basta non lasciarsi scoraggiare da qualche piccola tortuosità che s’incontra durante il percorso.

Nel saggio la chimica non è solo legata alla vita quotidiana, ma anche ad altri ambiti del sapere, come per esempio alla storia e alla medicina. In questo modo siamo spinti a guardare il mondo nella sua complessità con gli occhi del chimico. Ciò vale soprattutto per il capitolo iniziale”Antiche pozioni”, che con sguardo retrospettivo rilegge degli eventi del passato attraverso lenti per noi inusuali. Le guerre dell’oppio, la predilezione di Tutankhamon per il vino rosso e il passaggio di Mosè nel Mar Rosso sono soltanto alcuni degli aspetti della storia che vi vengono presentati sotto una luce che è al contempo rigorosamente scientifica ed irresistibilmente seducente. Anche alcuni personaggi noti sembrano assumere delle sembianze inedite. Così Newton ci appare nelle vesti di un deputato indolente e freddoloso, mentre il filosofo Francis Bacon diventa il pioniere del cibo surgelato. Quanto a Leonardo da Vinci ed Albert Einstein, erano dei dislessici.

Anche le parole che pronunciamo abitualmente presentano un aspetto di novità, perché rivelano origini che non sospettavamo. Per esempio, vi era mai venuto in mente che “vitamina” contiene il termine vita? Ebbene si, e non è affatto casuale: le vitamine , infatti, si chiamano cosi perché sono essenziali per la vita. Dal verbo latino “io piacerò”viene invece la parola “placebo” che indica le sostanze in grado di alleviare il dolore pur non contenendo alcun principio fisiologicamente attivo. Stando all’etimologia, dunque, il placebo funziona perché piace, e piacendo innesca un circolo virtuoso che nei casi più fortunati porta alla guarigione. Anche gli elementi chimici hanno dei nomi non meno significativi. Azoto, per esempio, vuol dire “privo di vita”, mentre il polonio fu battezzato dalla sua scopritrice, Marie Curie, in omaggio alla Polonia, che era il suo paese natale; anche lo stronzio ha un’origine geografica: viene da Strontian, la città scozzese in cui è stato scoperto il minerale da cui lo si ricava. Altri elementi, come per esempio l’uranio, si chiamano come i pianeti secondo l’uso invalso un tempo di dare alle sostanze chimiche il nome dei corpi celesti.   

Fin qui le etimologie. Ma il libro è ricco soprattutto di storie e di aneddoti. Non rimarrà certo deluso chi ama il giallo e il noir. L’autore ha un certo gusto perfino un po’ macabro per gli avvelenamenti e le imbalsamazioni, e non manca di tenerci aggiornati sul numero di persone che muoiono ogni anno per il morso di un serpente, né di raccontarci le dicerie che circolavano nel secolo scorso sui sepolto vivi. Il tutto, ben inteso, all’insegna della scientificità più rigorosa, che naturalmente richiede una buona dose di salutare scetticismo. D’altra parte un chimico non può neppure permettersi di essere troppo scettico, e deve anzi essere sempre pronto ad ammettere che la realtà può superare l’immaginazione. Il mondo che ci circonda è pieno di fenomeni che sono meno scontati di quanto appaiono o che semplicemente sembrano contraddire il senso comune. Prendiamo l’acqua e il peperoncino. Siamo abituati a bere per alleviare il senso d’irritazione alla lingua provocato da un cibo piccante. Dovremmo quindi pensare che il peperoncino sia generalmente irritante e che l’acqua agisca come lenitivo, e in linea di massima è cosi. Succede però anche tutto il contrario, complice la capsaicina, un principio attivo che si trova nell’estratto di peperoncino. Alcune persone, infatti, soffrono di prurito acquagenico, un pizzicore causato dall’esposizione all’acqua, e per trovare sollievo usano una crema ricavata dalla spezia piccante.

I percorsi forse più affascinanti che questo libro ci permette di fare sono quelli che riguardano l’intreccio tra i vari materiali e lo sviluppo della civiltà. Le sostanze chimiche ci appaiono cosi come le protagoniste misconosciute della nostra evoluzione. Alcune hanno ricoperto ruoli che non sospettavamo, di altre neppure conoscevamo il nome. Sarà bene ricordarne alcune, tra le più e meno note. Il salnitro, o nitrato di sodio, veniva utilizzato già dagli egiziani per la mummificazione e poi dagli arabi e dai cinesi per uno scopo meno pacifico: la polvere da sparo. Il carbonato di calcio che si trova nelle perle, invece, viene utilizzato dai medici orientali per curare molte malattie, e non c’è di che stupirsi dato che è il componente delle nostre ossa; lo ritroviamo comunque anche nel calcare dell’acqua che beviamo e nel marmo delle lapidi che per questo può essere eroso dalle piogge acide. Il magnesio, che nell’acqua si trova in sali, quando brucia trasformandosi in ossido genera effetti luminosi e per questo la polvere di magnesio serve a fabbricare i fuochi d’artificio. Se poi vediamo il cielo tingersi di arancio è perché c’è lo zampino del calcio, mentre lo stronzio dà la colorazione rossa e il bario il verde. A terra il verde è invece ben rappresentato dalla malachite, a cui è dedicata una sala dell’Ermitage di San Pietroburgo. Si tratta di un minerale utile a curare il look. Già seimila anni fa, infatti, veniva utilizzato per realizzare gioielli e un pigmento utilizzato per truccare gli occhi, praticamente l’antenato del moderno ombretto. Altri protagonisti della cosmetica sono il civettone e gli inibitori della tirosinasi, che hanno a che fare con i profumi e l’invecchiamento. Ma per scoprire di cosa si tratta vi rimando alla lettura. La lista delle meraviglie chimiche è ancora molto lunga….  

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