Il respiro della terra, il ronzare di un calabrone, o il suono di un violino: sono i suoni che i possono ascoltare alla mostra “Suoni: natura e cultura” che si inaugura domani nell’Aula Magna dell’Università “La Sapienza” di Roma, aperta fino alla fine del mese. Un percorso tra rumori e armonie, che ridisegna in modo originale anche la storia dell’uomo. Diciotto vetrine fanno un po’ da mappa in questo cammino – aiutate da filmati e testi informativi – ciascuna proveniente da uno dei diciotto musei dell’Università. Si parte dalla voce del pianeta Terra, che non può essere ascoltata dall’orecchio umano perché di venti ottave più bassa dei suoni percepibili, proseguendo attraverso il mondo animale, dov’è tutto un gioco di versi e stridii. Qui si può anche ascoltare anche la voce di esseri ormai estinti, come gli adrosauri: sembra infatti che questi dinosauri dell’era del Cretacico riuscissero a produrre suoni facendo circolare aria dalle narici alla nuca. Poi ancora si ascolta e si osserva quel che l’uomo è riuscito a fare prendendo spunto dalla natura, e trasformando il rumore in arte: ha usato l’abete rosso per costruire pianoforti, il legno di cedro per modellare violini, o il quarzo per amplificare suoni. A fine percorso, il “bang” assordante di una mina che esplode evoca i tentativi dell’uomo di violare le viscere delle Terra. Un ritorno alle origini? (m.mi.)
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