Tutto sulla proteina virale M2

La proteina M2 dei virus dell’influenza A, che favorisce l’azione patogena, non ha più segreti. È stata messa a nudo, atomo per atomo, da tre diversi gruppi di ricerca, che hanno pubblicato i loro studi su Science. Gli studiosi sono infatti riusciti a creare i modelli ad alta definizione della struttura tridimensionale della proteina utilizzando una tecnica di risonanza magnetica nucleare (Nmr). E sostengono che le nuove conoscenze possano essere determinanti per lo sviluppo di nuovi farmaci antinfluenzali più efficaci.

La proteina M2 ha un ruolo di primo piano per il virus influenzale: è lei a permettere alla particella virale di evadere il sistema di difesa cellulare, arrestando le vescicole (endosomi) in grado di racchiudere il virus e di degradarlo. Queste vescicole vengono infatti bloccate nella loro attività da M2, che in questo modo favorisce la fuga del virus all’interno della cellula, dove avviene la replicazione del genoma, necessaria alla diffusione dell’infezione. In particolare, negli ultimi anni questa proteina ha attirato l’attenzione dei ricercatori perché una sua mutazione ha reso pressoché inutilizzabili due tra i più comuni farmaci anti-influenza, l’amantadina e la rimantadina.

Ora i tre gruppi di ricerca – uno della Brigham Young University, uno della Florida University e l’altro della Iowa State University – sono riusciti a costruire la struttura tridimensionale completa di M2, grazie alla Nmr allo stato solido. Quello che hanno osservato è che M2 funziona come uno “shuttle” di ioni idrogeno, ossia un canale che li trasporta attivamente dall’esterno all’interno della cellula. “In particolare – ha spiegato Mei Hong, docente di chimica alla Iowa State University – è l’aminoacido istidina a legare due ioni idrogeno all’esterno e a rilasciarli dall’altra parte”.Come hanno sottolineato gli autori, i risultati di questa ricerca potrebbero rivelarsi molto utili in campo farmacologico. “Ora che sappiamo come è fatto il canale M2 a livello atomico”, ha commentato David Busath, biofisico della Brigham Young University, “sarà più facile selezionare i candidati ideali per bloccare questa proteina e ridurre il potenziale patogeno del virus dell’influenza”.

Riferimenti: DOI: 10.1126/science.1197748; DOI: 10.1126/science.1191714; DOI: 10.1126/science.1191750

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