Le eccezionali strategie di volo degli uccelli migratori

uccelli
(Foto: Barth Bailey on Unsplash)

Le capacità di animali e piante di vivere la vita “a modo loro”, con le potenzialità e i vincoli connessi alla loro struttura fisica chimica e biologica, riempie di ammirazione gli studiosi che continuamente le confrontano con i modi di vivere propri degli umani. Ma stupirsi della resistenza degli uccelli migratori è come stupirsi della capacità delle rane di passare quasi tutta la loro vita in acqua. Così in questo volume Scott Weidensaul, appassionato conoscitore delle migrazioni degli uccelli, ci parla con entusiasmo e meraviglia dei lunghissimi voli lungo rotte transoceaniche che differenti specie di uccelli, rischiando la vita, compiono per arrivare periodicamente dai territori in cui svernano a quelli in cui si accoppiano e nidificano, e viceversa.

Riuscire a volare per decine di migliaia di chilometri sembra impossibile per degli esserini che pesano qualche decina di grammi, ma per certe specie di uccelli non solo è possibile ma anche necessario. Per studiare quello che succede durante il volo, moderni geolocalizzatori, leggerissime apparecchiature elettroniche, vengono applicati a individui di specie diverse catturati in determinate zone, insieme ad anelli applicati sulle loro zampe per indicare il luogo, il sesso e il periodo dell’inanellamento. Questo ha permesso di scoprire, negli ultimi anni, i percorsi abituali, le aree di sosta e rifornimento alimentare delle varie specie, insieme ai pericoli spesso di origine umana che i migratori devono affrontare e che non sempre riescono a superare.

Scott Weidensaul
In volo sul mondo. Le straordinarie imprese degli uccelli migratori.
Raffaello Cortina, 2021
Pp 458, € 26,00

Cosa guidi gli uccelli nei viaggi che talvolta richiedono otto o nove giorni di volo ininterrotto, lungo percorsi senza scalo di migliaia e migliaia di chilometri per poi tornare dopo qualche mese al luogo di partenza, non si è ancora capito. Alcune possibili interpretazioni vengono dalla meccanica quantistica ma devono essere ulteriormente sviluppate. Quello che invece cominciamo a conoscere sono i modi in cui gli uccelli si preparano fisicamente al viaggio, e conosciamo le alterazioni metaboliche a cui le varie specie vanno incontro prima di affrontare le traversate.

Sfruttando le risorse ambientali, per esempio nutrendosi di larve di insetti in attesa di metamorfosi o di molluschi e crostacei abbandonati dalle maree nei fanghi costieri, i migratori arrivano a raddoppiare il proprio peso imbottendosi con spessi strati di grasso. Durante il volo gli organi digestivi si atrofizzano e si contraggono mentre aumenta la massa dei muscoli pettorali che governano le ali. Nel volo si sfruttano correnti ascensionali, i venti di coda e tutto quanto permette ai volatori di essere trasportati risparmiando energie metaboliche; ma gli uccelli devono ancora lottare contro la disidratazione, la privazione di sonno che dura giorni e giorni e l’esaurimento fisico che deriva dal continuo sbattere delle ali.

Arrivati a destinazione, i sopravvissuti riorganizzano i propri organi interni e in una decina di giorni cuore, intestini, reni riprendono il loro funzionamento: questo oscillare tra una magrezza assoluta e una obesità estrema rientra nel normale ciclo biologico migratorio. Programmi di ricerca, come ad esempio quelli promossi dal Max Plank Institute, hanno sviluppato apparecchiature con sensori EEG (elettro encefalogrammi) per monitorare l’attività cerebrale durante i giorni di volo, rilevando – per esempio nelle fregate – brevi periodi di assopimento quando venivano sfruttate le correnti termiche ascensionali; oppure una alternanza funzionale tra i due emisferi cerebrali, uno assopito e l’altro no.


Un capitolo molto interessante di questo libro riguarda le discordanze tra tutto quello che si crede di sapere sulle migrazioni (spesso condizionato da potenti antropocentrismi) e quello che le ricerche più moderne mettono in evidenza. No, gli uccelli hanno modalità di vita che non rispecchiano quelle degli uomini, e quello che secondo un umano modo di pensare sarebbe comodo o efficace per la loro esistenza spesso non lo è affatto mentre, viceversa, la loro biologia usa risorse che noi non riusciamo neppure a immaginare. Questo sembra una banalità, ma gli studiosi sono rimasti sorpresi nel vedere che, ad esempio, certe modalità di riforestazione pensate per rendere più agevoli le nidificazioni o le soste durante le migrazioni non erano affatto apprezzate da uccelli che cercavano, per la loro sopravvivenza, territori con altre caratteristiche, ritenute invece inadatte dalle superficiali conoscenze umane.

Un’altra considerazione importante riguarda il fatto che i migratori sanno leggere (per genetica e per epigenetica) le indicazioni “naturali” che guidano i loro percorsi ma non sanno leggere le modificazioni degli ambienti introdotte dall’uomo. E queste rappresentano per loro, di anno in anno, nuovi e imprevedibili rischi. Paludi bonificate, metropoli sterminate, campi coltivati intensivamente, foreste distrutte, desertificazione o allagamenti sono modificazioni del territorio che influiscono sulla sopravvivenza delle diverse specie che, durante le traversate, non trovano più gli abituali posatoi e le abituali risorse alimentari. Per non parlare delle attività umane di uccisione o cattura che sterminano migliaia e migliaia di uccelli, soprattutto nelle zone di sosta dove i migratori hanno l’abitudine di fermarsi, stanchi dalle lunghe giornate di volo.

Dopo aver descritto con efficacia le crudeli modalità di cattura degli uccelli e le raffinate ricette tradizionali con cui vengono cucinati, gli elevati guadagni che i bracconieri riescono a ottenere con un contrabbando teoricamente illegale ma assi spesso protetto dalle autorità e dalle mafie locali, il libro si conclude con una esperienza veramente straordinaria vissuta dall’autore e dai suoi collaboratori a Pangri, un villaggio nell’India nord-orientale. Qui si svolge il più grande raduno di uccelli predatori del mondo, i falchi dell’Armur, che in centinaia di migliaia usano raccogliersi in questa zona. Fino a pochi anni fa, nel periodo della migrazione, venivano catturati e uccisi migliaia e migliaia di esemplari, da affumicare, arrostire conservare e vendere per ottenere il denaro necessario alla sopravvivenza del villaggio. Di recente, però, campagne di sensibilizzazione, associazioni protezionistiche e modalità di informazione capillare hanno trasformato il raduno dei falchi in una grande opportunità di sviluppo turistico: la zona è stata proclamata Capitale mondiale dei Falchi, sono state costruite torrette di osservazione e si è utilizzata la cultura locale come leva per accogliere i visitatori da tutto il mondo. Gli abitanti del villaggio si sono trasformati in guide, sono state potenziate strutture abitative, sono stati organizzati festival di danze e costumi tradizionali compresa una saporita cucina – non più a base di falchi…. Certo, le strade per giungere a Pangri sono ancora impervie, il controllo sui visitatori è ancora molto rigoroso ma l‘esempio di questo villaggio può servire da stimolo per abbandonare anche altrove le sistematiche attività di devastazione ambientale e trasformare in risorsa (anche economica) la conservazione di certi ambienti e la partecipazione diretta a momenti particolari della vita di organismi diversi da noi.

Scott Weidensaul, ricercatore specializzato in avifauna e migrazione degli uccelli, ha scritto diversi libri di storia naturale e partecipa a numerosi progetti e campagne per la conservazione ambientale.

Credits immagine di copertina: Barth Bailey on Unsplash