Una mappa di tutti i crateri presenti sulla Luna con un diametro pari o superiore ai venti chilometri. E’ l’esito principale di uno studio, condotto dalla Brown University (Rhode Island) in collaborazione con il Massachusetts Institute of Technology e il Goddard Space Flight Center della NASA, che ha avuto come protagonista il nostro satellite. I risultati, pubblicati su Science insieme ad altre due ricerche “lunari”, gettano nuova luce sul bombardamento di materia spaziale che ha caratterizzato gli albori del sistema solare interno, più di quattro miliardi di anni fa. I crateri, infatti, eredità dei numerosi “colpi” ricevuti dalla Luna da parte di asteroidi, comete e altri corpi celesti, sono un indizio prezioso per capire come erano fatti questi proiettili spaziali.
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La ricerca ha identificato e localizzato 5.185 crateri con diametri di venti chilometri o più. Per le misurazioni i ricercatori si sono serviti di dati provenienti dal Lunar Orbiter Laser Altimeter, uno degli strumenti a bordo del Lunar Reconnaissance Orbiter, il velivolo spaziale lanciato dalla NASA nel luglio 2009 per l’osservazione del satellite terrestre. Gli scienziati hanno stabilito che le regioni più vecchie della Luna si trovano a sud della faccia vicina e al centro-nord della faccia lontana. Le analisi sembrano inoltre confermare un’ipotesi già avanzata nel 2005 da geologi della University of Arizona, ossia che durante l’infanzia del sistema solare a bombardare la Luna siano stati soprattutto proiettili di grandi dimensioni. Come hanno osservato i ricercatori, infatti, le superficie lunari più antiche portano i segni di impatti con materiale spaziale più grande rispetto alle controparti più giovani.
Sempre dai dati del Lunar Reconnaissance Orbiter arrivano alcune rilevazioni di mineralogia raccolte dal gruppo di ricerca di David Paige della University of California – Los Angeles, le quali hanno mostrato una variabilità maggiore di quanto ritenuto in precedenza nelle composizioni di rocce magmatiche . In un’altra ricerca il gruppo si è concentrato sullo studio della composizione mineraria dei cosiddetti “punti rossi” (red spots), ovvero regioni che mostrano una particolare concentrazione di silicati. Dalle analisi è emerso che questo zone sembrano essere caratterizzate dalla presenza di quarzo, vetri ricchi in silicio e/o feldspati alcalini. Messe assieme, queste osservazioni mostrano come la Luna sia stata teatro di una lunga serie di fenomeni magmatici sia di natura intrusiva che effusiva.
Riferimenti: Science DOI: 10.1126/science.1195050
DOI: 10.1126/science.1192196
DOI: 10.1126/science.1192148