Un atlante per le morti evitabili

La prevenzione in campo sanitario salva la vita. Grazie ad essa, dal 1995 a oggi sono sopravvissute almeno 100 mila persone. È quanto emerge dall’ultimo volume “Era – Atlante 2006 – Contesto Demografico e mortalità evitabile” presentato oggi all’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Dalle 300 pagine, messe a punto dall’Università di Tor Vergata, dall’Istat, da Nebo Ricerche PA e dall’Iss e consultabili online sul sito www.e-r-a.it, emerge la mappa nazionale e regionale della mortalità legata a cause evitabili attraverso adeguate politiche pubbliche, come tumore al polmone, infarto o incidente stradale. L’analisi dettagliata per ciascuna delle quasi 200 Usl italiane mostra qualche miglioramento: dai circa tremila morti in meno del 1996, infatti, si è passati ai seimila del 1998 fino ai 13mila decessi in meno del 2000 e agli oltre 16mila del 2002. Le regioni dove si muore meno a causa della mortalità evitabile sono Marche, Liguria, Toscana, Calabria e Puglia, mentre Piemonte, Valle d’Aosta, Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia Giulia e Sardegna quelle dove il rischio di morire per cause prevenibili è più alto. Ma nonostante i passi in avanti, il problema resta. Nel 2002 sono state ancora quasi 70 mila le persone morte per cause che si potevano evitare. Come dire che un morto ogni 10 in quell’anno aveva tra 5 e 69 anni di età e che la causa di morte era fra quelle riconosciute evitabili dalla letteratura scientifica con politiche pubbliche adeguate, come interventi di igiene, di prevenzione primaria o diagnosi precoce. (r.p.)

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