Un bonsai contro l’Aids

Anche quest’anno torna il Bonsai Aid Aids, l’appuntamento dell’Anlaids – giunto alla quindicesima edizione – per sensibilizzare sui problemi umani e sociali delle persone sieropositive e malate di Aids. In oltre tremila piazze, circa diecimila volontari distribuiranno gratuitamente materiale informativo sulla malattia e sulla prevenzione dell’infezione da Hiv: l’appuntamento è fissato dal 6 all’8 aprile.

“Anche se è ormai superata la fase drammatica del decennio scorso, l’Aids è ancora emergenza in Italia e nei Paesi in via di sviluppo”, ricorda Fernando Aiuti, presidente dell’Anlaids, “e i numeri stanno a dimostrarlo. Non si arrestano le nuove infezioni e sempre più spesso le persone si scoprono sieropositive quando sono già ammalate di Aids: occorre maggiore informazione. Ecco perché invitiamo tutti a sostenerci prendendo un bonsai. Aiutando l’Anlaids si diffonde la cultura della prevenzione e si sostiene la ricerca. I risultati su questi investimenti dimostrano che oggi la vita media delle persone con infezione è molto aumentata ed i farmaci sono meglio tollerati. Questi dati devono invitare anche le persone a rischio a recarsi a fare il test perché se risultassero positive esiste la possibilità concreta e sicura di curarsi in tempo e vivere una vita in buone condizioni cliniche”.

Le circa 4000 nuove infezioni avvenute nel 2006 hanno portato il numero totale delle persone che in Italia convivono con l’Hiv a sfiorare quota 130 mila, stima l’ultimo aggiornamento del Centro Operativo Aids dell’Istituto superiore di sanità. Mentre invece i casi con malattia conclamata sono stimati in 25 mila, un numero costantemente in calo da oltre dieci anni grazie alla prevenzione, alla diagnosi precoce e alle terapie. Ma non si può abbassare la guardia. Anche perché cambia l’identikit delle persone che si imbattono nel virus o che sviluppano la malattia. Continua ad aumentare l’età media dei pazienti a cui viene diagnosticato l’Aids, 43 anni per gli uomini e 39 per le donne nel 2006, contro i 29 e 26, rispettivamente, del 1986. E sempre più italiani, ormai quasi il 60 per cento, si scoprono sieropositivi solo quando si ammalano gravemente. In cima alla classifica delle modalità di trasmissione campeggiano i rapporti eterosessuali che, con il loro 40 per cento, hanno soppiantato non solo i contatti omosessuali (fermi al 20 per cento) ma anche lo scambio di siringhe infette (35 per cento). Il 20 per cento dei casi di Aids si riscontra in persone immigrate dall’estero, la metà dall’Africa. Le prevalenza varia notevolmente tra le Regioni: i valori più alti si registrano a Roma e Milano, con rispettivamente 4,9 e 4,8 casi ogni 100 mila persone, seguite da Genova (4,1 su 100 mila) e Bologna (3,7).

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