Un cellulare per lo sviluppo

Il 70 per cento degli abitanti del pianeta non possiede un telefono. La metà non lo ha nemmeno mai usato. Su seicento milioni di linee telefoniche installate in tutto il mondo, solo il 20 per cento raggiunge i paesi poveri e in via di sviluppo, dove vive l’85 per cento della popolazione mondiale. Partendo da questi dati si è aperta il 23 marzo a Malta la seconda Conferenza mondiale sullo sviluppo delle telecomunicazioni, dove gli esperti di settore oltre a fare il punto sui nuovi sistemi di comunicazione moderna e telematica, si sono soffermati sui forti squilibri di accesso alla telefonia.

Ne è emersa la necessità di pianificare lo sviluppo di un settore cardine per l’economia planetaria: “Le telecomunicazioni – è stato osservato a Malta – costituiscono un trampolino di lancio per il mercato internazionale attraverso lo sviluppo commerciale, politico e culturale”. In questo momento la maggior parte delle zone del mondo sono invece escluse da questo interscambio, essenziale per lo sviluppo. E il futuro non promette bene. Da uno studio dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni risulta, infatti, che “l’obiettivo di dotare, entro la prima parte del prossimo secolo, quasi tutti gli esseri umani di un telefono, appare una realtà ancora lontana”.

Le cifre sono esemplari. Oggi in Cambogia è attivo meno di un telefono ogni cento abitanti, mentre a Monaco il rapporto è di 99 su 100. Ma quella asiatica non è una situazione limite: secondo l’Uit, dei 188 paesi presi in esame sono addirittura un quarto a non raggiungere quota uno di “teledensità” (il numero di linee telefoniche per ogni cento abitanti). La diffusione del telefono diventa ancora più squilibrata se si indaga sulla sua distribuzione interna: oltre la metà degli abitanti dei paesi in via di sviluppo (circa il 60 per cento) vive nelle zone rurali, ma l’80 per cento degli apparecchi è dislocato solo nelle città o nelle aree fornite di servizi.

Con l’attuale ritmo di ampliamento delle linee, ci vorrà ancora mezzo secolo per raggiungere un rapporto globale medio soddisfacente, che può essere di 50 telefoni ogni cento abitanti. Impiantare reti fisse in territori particolarmente poveri comporta inoltre un grosso rischio economico a breve termine per gli investitori: chi userà assiduamente il telefono in un luogo dove non ci sono i soldi per i beni primari, come il cibo, l’acqua o le abitazioni? Secondo gli esperti, le strategie umanitarie che i governi guida devono adottare per accelerare i tempi sono almeno due: stimolare gli operatori interessati nel creare nuove strutture in zone con caratteristiche fisiche ed ambientali svantaggiate (deserti, montagne e giungle) e coinvolgere le aziende di telefonia mobile via radio.

Quest’ultimo settore può essere la soluzione più idonea nelle aree dove le linee fisse scarseggiano oppure sono state danneggiate da conflitti o catastrofi. Se infatti per lo sviluppo di una rete tradizionale, con i cavi in rame, servono tra i 20 e i 30 anni, a seconda delle difficoltà di accesso alle zone più impervie, la telefonia senza fili offre diversi vantaggi sia nei tempi che nei costi. L’investimento nei telefoni portatili (pubblici senza fili o terminali montati su edifici e collegati via cavo ai tradizionali) richiede infatti pochi mesi. E anche l’impegno commerciale è notevolmente inferiore: il gestore del sistema senza fili può decidere di coprire il segnale di una vasta regione attraverso l’installazione di diverse stazioni base che fanno capo, per mezzo di ponti radio, a una sola unità principale di commutazione e controllo. Oppure può collegarsi ad un sistema mobile mondiale di comunicazione personale via satellite.

Dal congresso di Malta è emerso anche un altro dato: l’ampliamento delle telecomunicazioni non può decollare senza avere risolto gli attuali limiti di regolamentazione internazionale. Il settore necessita di una maggiore programmazione tra le aziende pubbliche e private, che si può raggiungere favorendo un dialogo più trasparente con i governi ed emanando leggi più favorevoli agli investimenti. E’ stato infine stabilito che l’obiettivo minimo da raggiungere entro il 2010 è quello di installare almeno 10 linee telefoniche ogni 100 abitanti nei paesi in via di sviluppo e 5 ogni 100 nelle zone più povere.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here