Un master per la salute delle donne

La “medicina del bikini”, quella che si occupava di donne solo in quanto individui dotati di seno e apparato genitale diverso da quello maschile, ha fatto il suo tempo. Ora la salute delle donne (questa volta visti come organismi complessi, con una loro specificità biologica, ma anche sociale e culturale, dunque di “genere”) è diventata un tema strategico, non solo per l’Italia ma per il mondo intero. Un tema cui la facoltà di Medicina della II Università di Roma “Tor Vergata” ha dedicato addirittura un master in Medicina di genere, che “aiuti a formare una nuova leva di professionisti da inserire nel Sistema sanitario nazionale, per riconoscere e valorizzare le differenze e intervenire nella definizione dei trial clinici, che ancora troppo spesso escludono le donne dalla sperimentazione dei nuovi farmaci”, come ha detto il preside della facoltà Renato Lauro, nel corso del Convegno “Un giorno dedicato alla salute della donna” promosso oggi a Roma dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con il Ministero della Salute.

Il master, che partirà dal prossimo anno accademico, ha ricevuto il plauso del ministro della Salute Livia Turco: in primo luogo, “perché la salute della donna è un paradigma del livello di civiltà, democrazia e sviluppo di un paese. Ma anche perché le donne possono essere protagoniste di un grande cambiamento della sanità italiana, con una sorta di ‘patto tra donne e sistema sanitario’ per renderlo più equo, più umano, più efficiente”.

Infine, perché le donne si ammalano di più. Secondo un’indagine Istat presentata nel marzo scorso l’8,3 per cento delle donne italiane denuncia un cattivo stato di salute contro il 5,3 per cento degli uomini, con una prevalenza maggiore rispetto al sesso maschile per le allergie (+ 8 per cento), il diabete (+ 9 per cento), la cataratta (+ 80 per cento), l’ipertensione arteriosa (+ 30 per cento), alcune malattie cardiache (+ 5 per cento), tiroide (+ 500 per cento), artrosi e artrite (+ 49 per cento), osteoporosi (+ 736 per cento), calcolosi (+ 31 per cento), cefalea ed emicrania (+ 123 per cento), depressione e ansietà (+ 138 per cento), Alzheimer (+ 100 per cento). Per questo – ha concluso Livia Turco – serve che i medici siano formati sulla medicina di genere, con specifici corsi di formazione sulle specificità della salute della donna. (e.m.)

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