Un robot “transformer” ispirato agli origami

    Non ha la forma di un’auto, ma è comunque una specie di Transformer. Più o meno. Di certo, è il primo robot mai realizzato in grado di autoassemblarsi, e operare poi senza l’aiuto di un tecnico umano. Si tratta infatti di un automa microscopico, composto da un foglio piatto di un materiale polimerico che grazie al calore è in grado di assumere una forma tridimensionale, piegandosi come un origami, ed è poi capace di svolgere semplici operazioni, come camminare o girarsi. A realizzarlo è stato un team di ricercatori del Massachusets Institute of Technology (Mit) e di Harvard, che ha presentato la nuova invenzione sulle pagine di Science.

    È da anni ormai che gli scienziati cercano di realizzare un robot completamente autoassemblante. Una tecnologia simile abbatterebbe infatti i costi e i tempi di produzione degli automi, che potrebbero quindi essere realizzati in serie, spediti in pacchi poco ingombranti (un po’ come accade con i mobili di Ikea), per poi montarsi da soli una volta giunti dal cliente e iniziare il proprio lavoro. Nonostante i discreti successi raggiunti in questa direzione, fino a oggi nessuno era però ancora riuscito a realizzare un robot che una volta auto-assemblatosi fosse anche in grado di iniziare a funzionare senza bisogno di ulteriori interventi umani.

    Per riuscirci, i ricercatori americani hanno deciso di prendere spunto dagli origami giapponesi, pensando quindi il corpo del loro robot come un foglio piatto, che raggiunge la sua forma finale attraverso una serie di piegature successive. “Le piegature in serie sono utilizzate da un programma chiamato “Origamizer” come elementi di partenza per realizzare qualunque tipo di poliedro”, spiega Sam Felton, ricercatore di Harvard e primo autore dello studio. “Quello che abbiamo scoperto è che utilizzando questo approccio è possibile realizzare una gran varietà di strutture e macchinari differenti”.

    Una volta decisa la forma del loro robot, e stabilite le piegature necessarie, i ricercatori hanno realizzato il modello utilizzando un materiale formato da uno strato di carta e da uno strato superiore composto da un polimero a “memoria di forma”, una sostanza in grado di cambiare forma quando raggiunge una determinata temperatura. Su questa base piatta hanno quindi montato dei componenti elettronici, programmati per scaldare punti diversi della struttura in una precisa sequenza che permette al foglio di assumere l’esatta struttura tridimensionale richiesta. Per concludere il tutto, hanno aggiunto sulla struttura bidimensionale anche i circuiti necessari per far camminare il robot, e lo hanno quindi sperimentato.

    Una volta attivato, il dispositivo si è “trasformato” in circa quattro minuti, prendendo la forma di un vero e proprio robot tridimensionale, e senza alcun intervento da parte dei ricercatori è riuscito a camminare, raggiungendo una velocità di oltre 5,4 centimetri al secondo, ed effettuando anche delle curve.

    Il metodo, spiegano i ricercatori, è piuttosto semplice, e utilizza materiali ed apparecchi facili da reperire e dal costo contenuto. In futuro, potrebbe quindi trovare un ampio spettro di applicazioni possibili. Una su tutte: aiutare i soccorsi nelle aree disastrate. Robot di questo genere, immaginano gli autori dello studio, potrebbero infatti essere spediti facilmente in caso di incidenti, montandosi da soli per fornire velocemente strutture di riparo o macchinari di soccorso. O ancora, potrebbero essere introdotti tra le macerie mentre sono semplici fogli piatti, per poi montarsi autonomamente e iniziare le ricerche di sopravvissuti.

    via Wired.it

    Credits immagine: Seth Kroll, Wyss institute

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