Un sismografo in ogni casa

Prima lo sciame sismico di Messina, poi, in queste ore, la scossa nei dintorni di Ferrara. L’Italia non smette di tremare, con maggiore o minore intensità. Così come tremano impercettibilente e quasi quotidianamente gli edifici della California, dalle parti della Faglia di Sant’Andrea. Solo che lì, basta avere un computer e una connessione a Internet e chiunque può far parte di quello che vuole essere il più grande network per la rilevazione di terremoti.

Il progetto si chiama Quake Catcher Network e mira a distribuire 6.000 minisensori in altrettante case, uffici ed edifici. È partito dall’agenzia scientifica statunitense Geological Survey ed è promosso da altre istituzioni accademiche, tutte collocate in una zona piuttosto sismica: l’Università della California-Berkeley, il Caltech, l’Università della California-San Diego, l’Università di Delaware e la Stanford University.

La fase di sperimentazione è partita tra il 9 e il 10 luglio scorsi, con l’attivazione di 200 rilevatori a San Francisco. I ricercatori contano di distribuirne 500 nella Bay Area della città entro l’estate; altri network saranno creati anche nella California del Sud, nella Regione Pacifica del Nord Est, ad Anchorage, a Salt Lake City e a Memphis. 

I sensori rimarranno sempre attivi e, in caso di terremoto, invieranno istantaneamente un segnale al server centrale, presso il centro Open Infrastructure for Network Computing di Berkeley. I dati sulla banda larga viaggiano  più velocemente delle onde sismiche e quindi l’informazione potrebbe arrivare in tempo per allertare i luoghi che stanno per essere colpiti. “La presenza di molti sensori nei grattacieli ci permetterà inoltre di monitorare la risposta delle costruzioni alle scosse di terremoto in un modo altrimenti impensabile”, ha sottolineato Monica Kohler del Caltech. Il sistema prevede anche l’invio automatico di messaggi di allerta su smartphone e cellulari di chi si iscrive al programma.

Quake Catcher Network è solo l’ultimo di tanti progetti scientifici che chiede l’aiuto e la partecipazione dei cittadini. L’avvento di Internet ha infatti rivoluzionato il modo di fare ricerca: non solo è più semplice collaborare a distanza ma, come in questo caso, anche creare una rete di informazioni entrando direttamente nelle case di volontari, senza per questo essere troppo invadenti.

Riferimento: Stanford University

1 commento

  1. Non potendo per ora in Italia disporre di una rete casalinga di sismografi si può comunque fare qualcosa, aiutando l’INGV a dettagliare meglio la mappa sismica del nostro paese iscrivendosi a http://www.haisentitoilterremoto.it/ che manda un’email ogni volta che si verifica un terremoto anche di piccola intensità nella zona geografica per la quale si è iscritti (di solito arriva dopo 10-15 minuti max) oppure nella zona dove si presume si sia avvertito anche se distante dall’epicentro. Nell’email c’è un questionario da riempire nel quale descrivere gli effetti della scossa se avvertita.

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