Un test per smascherare il doping genetico

Un test facile, veloce e a basso costo per individuare il doping genetico, basato su un semplice esame del sangue. È quello messo a punto dai ricercatori dell’ Università di Tubinga e dell’Università Johannes Gutenberg di Magonza. A finanziare la ricerca, pubblicata su Gene Therapy, l’Agenzia Mondiale Contro il Doping con quasi un milione di dollari.

Nelle pratiche di doping genetico, ultima frontiera delle frodi sportive, si introduce nel corpo di un atleta un Dna estraneo contenente alcuni geni specifici attraverso l’impiego di un vettore virale (un virus innocuo, usato solo per contenere e trasportare geni all’interno di una cellula). Una volta introdotto nei tessuti,questo nuovo Dna stimola il corpo a produrre specifiche sostanze – per esempio l’eritropoietina, un ormone che favorisce lo sviluppo dei globuli rossi – utili ad aumentare la potenza dei muscoli o migliorare la resistenza.

Con le attuali tecniche, indirette, costose e che richiedono molto tempo, questo tipo di doping è molto difficile da individuare. I ricercatori tedeschi hanno invece sviluppato un test chiaro e veloce basato su una semplice analisi del sangue: un esame in grado di rivelare, con un alto livello di sensibilità, Dna estraneo presente nel sangue periferico. Le prime sperimentazioni sono state condotte su cavie da laboratorio alle quali era stato praticato doping genetico intra-muscolo. Le analisi effettuate hanno mostrato che il test è efficace anche su piccole quantità di sangue e fino a 56 giorni dopo la somministrazione. La validità dell’esame è stata poi confermata su 327 campioni di sangue prelevati da atleti sia professionisti sia dilettanti.

“Con questo nuovo test sarà possibile rivelare molti dei più comuni geni usati in questo tipo di doping” ha affermato Perikles Simon, docente presso l’Università Johannes Gutenberg e coautore della ricerca. “Inoltre, il rischio di essere scoperti anche alcuni mesi dopo la somministrazione potrebbe scoraggiare gli atleti abituati a ricorrere a questi mezzi”.

Riferimenti: Gene Therapy doi:10.1038/gt.2010.122

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