Un gruppo di ricercatori dell’Università di Aarhus, in Danimarca, è riuscito a risalire alla data dell’antica esplosione vulcanica che distrusse l’isola di Santorini, grazie a un albero di ulivo. Lo studio è stato pubblicato su Science ed è di fondamentale importanza per chi studia la civiltà Egea.
Da tempo gli archeologi cercavano di stabilire esattamente quando avvenne la gigantesca esplosione che seppellì la fiorente civiltà mediterranea, per tracciarne le relazioni con le altre culture dell’Egitto e del Vicino Oriente. La risposta è arrivata dai resti di un ulivo preservato sotto le ceneri vulcaniche. Gli studiosi hanno potuto stabilire che, al momento dell’esplosione, l’albero era ancora vivo e che l’anello di accrescimento più recente doveva essere, quindi, contemporaneo all’esplosione. La datazione al radiocarbonio ha permesso di calcolare che l’eruzione ebbe luogo tra il 1627 e il 1599 a.C., un secolo prima di quanto gli archeologi avevano pensato. Questo significa che diverse culture potrebbero aver avuto rapporti in tempi completamente diversi da quelli ipotizzati prima di questa scoperta.
In particolare, i ricercatori pensavano che le civiltà dell’isola di Creta, di Cipro, e della Grecia avessero avuto molti legami con l’Egitto. Alla luce delle nuove collocazioni temporali, sembra che la civiltà egea sia stata più strettamente legata alle regioni di levante come Israele, Palestina, Libano e Siria. (t.m.)
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