Un viaggio attraverso i teoremi

Antonio Ambrosetti
Il fascino della matematica
Bollati Boringhieri 2009, pp. 102, euro 18,00

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Il fascino della matematica non è così nascosto come sembra: a svelarcelo, pagina dopo pagina, è Antonio Ambrosetti, docente di Analisi matematica alla Scuola Internazionale di Studi Avanzati di Trieste. L’autore, che ha insegnato anche alla Scuola Normale di Pisa, si occupa di analisi non lineare ed equazioni differenziali, e per la sua attività di ricerca è stato insignito di numerosi riconoscimenti, come la laurea honoris causa dell’Università Autonoma di Madrid. Il suo ultimo libro è un utile saggio che offre alcuni importanti esempi per poter apprezzare la bellezza della disciplina.

Gli argomenti sono trattati con estrema chiarezza, nonostante la loro difficoltà concettuale: anche i “non addetti ai lavori” potranno avvicinarsi al calcolo delle variazioni, alle equazioni differenziali e al problema a più corpi in meccanica celeste, per mezzo di spiegazioni, formule e diagrammi. L’autore infatti – bisogna sottolineare – non si ritrae di fronte al formalismo matematico, ma lo introduce con semplicità per poter affrontare e capire i ragionamenti esposti. In cambio di questa fatica di traduzione iniziale, il lettore potrà però ammirare in pieno la bellezza di una teoria o l’eleganza di una dimostrazione. Grazie a un paragone con la musica e l’arte, Ambrosetti scrive infatti che «creare un teorema con un ragionamento elegante non è meno esaltante di comporre un brano di musica o dipingere un bel quadro. Ma anche chi non è l’autore del brano o del quadro, può provare sensazioni piacevoli ascoltando una sonata o guardando un bel dipinto».

Nel capitolo conclusivo, l’autore affronta alcuni “tasti dolenti”, dalla separazione delle due culture a quella fra le università e licei, fino al tema dell’insegnamento. A proposito di quest’ultimo, Ambrosetti insiste sulla fondamentale importanza del modo di insegnare, su quanta passione ed entusiasmo si debbano mettere per creare lezioni stimolanti e non opprimenti e noiose. Perché è questo che fa la differenza. E non per il piccolo gruppo di studenti già portati per la materia o per quelli totalmente refrattari, ma «soprattutto per tutti gli altri, che formano l’ottanta o il novanta per cento degli studenti».

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