Una carta etica per salvare la notte

Uno sfondo nero, grandi punti luminosi e numerosi fili lucenti. Ecco la fotografia notturna delle nostre città viste dal satellite. La prova di quanto potenti impianti per l’illuminazione possono incidere nei centri urbani sulla naturale alternanza di luce e buio. Si tratta di un tipo d’inquinamento, quello luminoso, che non pur non avendo dirette ripercussioni sul nostro fisico influisce notevolmente sulla vita quotidiana. A sottolineare questo problema è l’Unione Astrofili Italiani (Uai) che, in occasione della Giornata nazionale contro l’inquinamento luminoso del 13 ottobre, presenterà la Carta etica celeste. Un codice di comportamento per difendere il cielo dall’abuso di luce artificiale e per riappropriarsi di quell’oscurità notturna che ha permesso a Galileo e a Keplero lo studio dei corpi celesti. Ecco alcuni esempi: non proiettare la luce artificiale in direzione del cielo, illuminare solo le zone utili per i cittadini, limitare l’uso di lampade di colore bianco e preferire quelle di colore rosa e arancione. Secondo il Codice infatti basterebbe un uso più ragionato della luce per evitare non solo inutili sprechi di energia elettrica ma anche altri effetti nocivi. Tra questi le conseguenze sulla fauna e la flora, già sottolineate dagli ambientalisti, e gli ostacoli posti all’osservazione astronomica sperimentale, che stanno a cuore all’Uai. (a. s.)

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