Categorie: Fisica e Matematica

Una misura super-precisa della velocità della luce

È l’ennesima conferma (qualora ce ne fosse stato ancora bisogno) della precisione della teoria della relatività elaborata cento anni fa da Albert Einstein. Gli scienziati della University of Western Australia e della Humboldt University di Berlino hanno messo a punto un sistema sperimentale che ha permesso, tra le altre cose, di misurare la velocità della luce con una precisione dieci volte superiore rispetto alle misure precedenti. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha per l’appunto provato l’esattezza di uno dei nuclei teorici della teoria einsteiniana, la cosiddetta covarianza di Lorentz, che prevede che la velocità di propagazione della luce sia la stessa in ogni direzione.

Nell’esperimento, durato un anno, gli scienziati hanno comparato due segnali elettromagnetici molto precisi nelle frequenze delle microonde, emessi da due oscillatori allo zaffiro. Gli oscillatori sono stati posti l’uno perpendicolare all’altro su di un tavolo girevole, che li faceva ruotare ogni 100 secondi, mentre i ricercatori misuravano attentamente la frequenza della luce emessa. “La frequenza dei segnali nelle microonde”, spiega Stephen Parker, del Frequency and Quantum Metrology Research Group alla School of Physics dell’ateneo australiano, “è direttamente collegata alla velocità della luce. Se la frequenza fosse cambiata a seconda della posizione degli oscillatori, ci saremmo trovati di fronte a una violazione della covarianza di Lorentz. Ma le frequenze sono rimaste esattamente uguali, fino alla diciottesima cifra dopo la virgola (la misurazione più precisa possibile della frequenza). Vuol dire che la simmetria è conservata anche a livelli così infinitesimali”.

Lo studio, spiega Parker, servirà a migliorare ulteriormente la precisione degli esperimenti in corso e capire in che direzione muoversi per cercare eventuali violazioni della simmetria di Lorentz: “Se riuscissimo a identificare tali violazioni”, conclude lo scienziato, “riusciremmo a ottenere indizi per una modello teorico più generale della relatività”.

Via: Wired.it
Credits immagine: pierofix via Compfight cc

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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