Categorie: Ambiente

Il mais del futuro è “magico”

Ci sono voluti oltre dieci anni e otto genitori per produrre 1.636 linee di mais (Zea Mays). Un mais magico (Magic maize), come lo hanno ribattezzato i ricercatori della Scuola superiore Sant’Annaa capo del progetto, che servirà per identificare le caratteristiche genetiche di interesse per la produzione del mais del futuro. La presentazione dell’enorme banca genetica (in parte già caratterizzata), disponibile per tutti i ricercatori, è stata sulle pagine di Genome Biology.

I genomi delle oltre 1.600 varietà di mais realizzati dai ricercatori sono un arlecchino genetico – così lo chiamo gli scienziati – del patrimonio degli otto genitori, ottenuto per incroci multipli.“L’articolo”, ha spiegato Mario Enrico Pè, tra gli autori del paper:“dimostra come il team di scienziati sia stato capace di utilizzare la popolazione Magic maize per identificare geni coinvolti nella fioritura, nello sviluppo e nella capacità produttiva in modo efficiente e modulare.

Le conoscenze sviluppate e quelle che deriveranno dall’impiego del Magic maize, rese disponibili per i ricercatori di tutto il mondo, contribuiranno alla progettazione del nuovo mais, nella prospettiva di un’agricoltura efficiente e sostenibile”.

L’idea infatti è quella di usare questo enorme insieme di varietà di mais per confrontarle tra loro, aumentando la comprensione delle caratteristiche genetiche associate a determinati caratteri di interesse agricolo, quali la resistenza a terreni aridi o l’elevata produttività per esempio. Caratteristiche importanti soprattutto in considerazione dell’aumento della popolazione mondiale e dei cambiamenti climatici. Conoscendo i geni di interesse, e in generale le basi molecolari alla base delle caratteristiche agronomiche utili, sarà quindi relativamente più semplice selezionare e progettare le varietà di mais desiderate.

“Abbiamo l’ambizione di rendere questo mais”, conclude Mario Enrico Pè, “l’elemento centrale di una piattaforma avanzata: attraverso questa risorsa, strati successivi di conoscenze, che deriveranno dall’applicazione di studi agronomici, genomici, fisiologici, bioinformatici, convergeranno per contribuire alla costruzione del mais del XXI secolo che potrà fornire un valido supporto perfino nella lotta contro le carestie, anche di quelle provocate dai cambiamenti climatici”.

Via: Wired.it

Credits immagine: Alexander von Halem/Flickr CC

 

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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