Una nuova ipotesi

I sistemi viventi hanno avuto origine in cosiddetti “incubatori inorganici” nel profondo degli oceani. E’ quanto sostengono William Martin dell’Università di Dusseldorf e Michael Russel del Centro di ricerche ambientali scozzese di Glasgow, in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Philosophical Transaction B della Royal Society. Si tratta di una teoria che sconvolge l’ipotesi considerata valida fin dagli anni 30, ovvero che l’origine delle cellule viventi e delle successive forme di vita siano il risultato di reazioni chimiche avvenute nella primordiale atmosfera terrestre. Per primo si produssero le particelle elementari e solo in un secondo tempo queste si organizzarono dando vita ai sistemi cellulari. La nuova teoria propone invece che le cose siano andate diversamente. I ricercatori affermano che per prime si formarono le cellule. Le prime però non furono cellule viventi bensì inorganiche, costituite da solfuro di ferro, e non furono prodotte nell’atmosfera bensì nella totale oscurità dei fondali oceanici. “Quando il fluido idrotermale, ricco di composti come idrogeno, cianuro, solfuri e monossido di carbonio, emerse dalla crosta terrestre sui fondali marini, esso reagì all’interno delle minuscole cavità del solfuro metallico” spiega Russel. “Queste ebbero il ruolo di incubatori provvedendo a creare il microambiente necessario per innescare le reazioni chimiche per la formazione delle prime particelle elementari. Crediamo che le cellule di solfuro di ferro siano l’origine della vita”. La vita, aggiungono i ricercatori, è una conseguenza di una serie di complesse reazioni chimiche indotte dalle correnti convettive dei mari attraverso la crosta terrestre. Almeno in linea di principio, questa teoria potrebbe essere valida quindi per ogni pianeta roccioso in cui sia presente l’acqua. (s.s.)

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