Una speranza dalla bioingegneria

In futuro, pazienti paralizzati in seguito a eventi traumatici potrebbero tornare a camminare. Anche in presenza di lesioni al midollo spinale, i segnali provenienti dal cervello potrebbero attivare i muscoli degli arti o protesi robotiche. La speranza è alimentata da uno studio condotto da Richard Normann, professore di bioingegneria all’Università dello Utah e pubblicato sulla rivista Nature. La ricerca ha provato che l’interruzione delle comunicazioni tra l’encefalo e la terminazione nervosa che agisce sul muscolo si possono bypassare. Anche in questi casi infatti permane una attività della corteccia motoria relativa ai muscoli rimasti “isolati”. L’esperimento ha esaminato con la risonanza magnetica cinque pazienti intorno ai 28 anni, con lesioni alla spina dorsale riportate nell’ultimo quinquennio, e cinque volontari sani. Ad ognuno veniva chiesto di muovere parti del corpo, mentre la scansione evidenziava le aree della corteccia motoria in attività. Risultato: le zone attivate erano le stesse in ogni paziente. La corteccia motoria, spiega Normann, non era degenerata e ciò ha permesso di individuare le correlazioni tra gli arti e il cervello. Questi risultati indicano la possibilità di sviluppare un’interfaccia cervello-computer che permetta di controllare delle macchine, sedie a rotelle o braccia robotiche, usando segnali emessi dal cervello del paziente. Non solo. In futuro, elettrodi impiantati vicino alla spina dorsale potrebbero connettere il segnale del cervello direttamente con i muscoli. (a.ca.)

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