Una storia color malva

Simon Garfield
Il Malva di Perkin: storia del colore che ha cambiato il mondo
Garzanti, 2002
pp. 213, euro 18,00-

Se niente avviene per caso, le grandi scoperte possono invece nascere da uno sbaglio. Così è stato per il malva, il primo colore artificiale della storia. Era il 1856, infatti, quando William Henry Perkin, giovane chimico inglese, chiuso nel suo laboratorio casalingo e concentrato nel tentativo di convertire una base artificiale nel chinino, un rimedio naturale contro la malaria, ottenne, invece, una sostanza densa e oleosa di un intenso colore rosso-brunastro. “Con il desiderio di capire quel particolare risultato, scelsi una base diversa, di più semplice struttura, cioè anilina, e in questo caso ottenni un prodotto perfettamente nero. Questo venne purificato ed essiccato, e dopo il trattamento con acquaviti diede il colorante malva” (p. 39). Da uno scarto di laboratorio, insomma, derivato dal carbone, Perkin, a soli 18 anni, ottenne un colore originale, una delicata sfumatura del porpora battezzata con il nome di malva.

Se c’è un merito nell’aver approfondito il proprio sbaglio e aver scoperto così la sintesi chimica del primo colore artificiale (fino a quel momento i colori erano ricavati, in modo assai dispendioso, solo da prodotti animali, vegetali e minerali), ve n’è uno più grande nell’essere riusciti a intuire le conseguenze a lungo termine della propria scoperta. Perkin, una volta avuto il brevetto, propose l’applicazione delle proprietà coloranti così ottenute all’industria tessile, in particolare a quella della seta (ma poi anche della lana, del cotone e del lino). E fu la rivoluzione della chimica. Che da teorica divenne applicata. L’inizio cioè del rapporto, rivelatosi assai fecondo, tra scienza e industria. Già nel 1860 la Perkin&Son esportava in gran quantità i suoi coloranti a Stoccarda, Amsterdam e Hong Kong. Il metodo per produrre la malva venne presto copiato in tutta Europa e negli Stati Uniti.

Il nuovo colore non mancò di travolgere l’intera società, penetrando nella vita quotidiana delle persone. Impiegato dapprima nel campo della moda (per nuove linee di vestiti da passeggio, scialli e indumenti sportivi femminili), conobbe successivi enormi sviluppi nei campi della medicina, della cosmesi, dell’alimentazione, della fotografia, degli esplosivi. Oggi esistono migliaia di colori derivanti tutti dal lavoro di Perkin: dalle tinte per capelli, a quelle dei mobili, dal giallo della crema pasticciera al liquido che trasuda dalle salsicce. Ma il processo di sintesi chimica inaugurato nell’Inghilterra della regina Vittoria è stato anche alla base dei miglioramenti nelle terapie antidolorifiche dei malati di cancro e di alcune scoperte sui bacilli della tubercolosi e del colera. Perkin soprannominato “il mago del catrame naturale”, divenne una celebrità, anche se oggi, per ironia della sorte, è pressoché sconosciuto. Simon Garfield lo resuscita dall’oblio con una biografia che inquadra efficacemente il personaggio nel contesto storico e sociale della seconda metà dell’Ottocento. Un contesto che, a volte, ha il sapore della cronaca grazie alle numerose citazioni tratte da articoli dei giornali dell’epoca. Rimandi e parallelismi con anni a noi vicini, infine, illustrano sapientemente i benefici di cui il mondo ha potuto godere a partire dalla scoperta del malva.

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