La “Terra promessa” è poco più di un fazzoletto di terra: pochi chilometri quadrati sulla sponda asiatica del Mediterraneo circondati dal Libano, dalla Siria, dalla Giordania e dall’Egitto. Fino alla Grande Guerra, fino a quando, cioè, era l’Impero Ottomano a regolarne il destino, per Palestina si intendeva una regione più vasta di quella attuale, che includeva anche una parte di terra a est del Giordano. Nel 1922 la Gran Bretagna, che due anni prima aveva ottenuto sulla Palestina il Mandato, ne ridefinisce i confini e l’estensione: 26.323 chilometri quadrati. Su quel territorio, già dal 1917 – dalla dichiarazione di Balfour – affluivano coloni ebrei da tutto il mondo spinti dal sogno di una patria. Il seguito, fino al secondo dopoguerra, è storia di insurrezioni e scontri tra arabi e istraeliani, con intervalli di pace più o meno lunghi a seconda della congiuntura politica del momento.
Il 29 novembre del 1947 l’Assemblea generale dell’ONU approvava il piano per la spartizione della Palestina in uno Stato ebraico, uno Stato arabo (Cisgiordania, Striscia di Gaza) e la Zona internazionale di Gerusalemme. Il 14 maggio del 1948 viene proclamato lo Stato di Israele. Tra arabi e Israeliani è la guerra. Migliaia di palestinesi vengono epulsi dalla loro terra. L’Armistizio che mise fine al primo conflitto arabo-israeliano tracciò la Linea verde – i confini dei territori arabi già definiti dall’ONU.
Nel 1964 si costituisce a Gerusalemme L’OlP, l’Organizazione per la liberazione della Palestina, come diretta emanazione della Lega Araba. L’anno successivo assiste alla prima azione di Al Fatah, l’organizzazione di resistenza palestinese costituita da un gruppo di intellettuali guidati da Yasser Arafat al di fuori della struttura burocratica dell’OlP.Con la guerra dei sei giorni (5-10 giugno 1967) Israele conquista il Sinai, le alture del Golan e l’intero territorio palestinese. In particolare occupa la striscia di Gaza e la Cisgiordania – compresa Gerusalemme Est -, le zone che in seguito all’armistizio del 1948 erano state assegnate ai palestinesi. Da allora sono chiamati Territori Occupati.Nel ‘68 la resistenza palestinese diventa un movimento di massa, Yasser Arafat assume definitivamente il controllo dell’OlP e l’anno seguente ne assume la presidenza. All’OlP aderiscono tutti i gruppi di resistenza palestinese.
Il 13 novembre 1974 Arafat parla dinanzi all’assemblea generale dell’ONU: per la prima volta si affaccia l’ipotesi di uno Stato palestinese “accanto a Israele”. Quattro anni dopo -era il 1978 – Israele invade il Sud del Libano. E’ la prima guerra israelo-palestinese. In giugno intervengono i Caschi blu e Israele si ritira. Nel giugno del 1982 l’esercito israeliano invade il Libano, dove otto anni prima l’OlP aveva stabilito la sua base politico-militare, per distruggere l’Organizzazione della resistenza. Ad agosto inizia l’esodo dei fedayn da Beirut Ovest sotto la protezione della forza multinazionale. Il tentativo di Arafat e re Hussein di Giordania di formare congiuntamente una delegazione di pace si conclude con un nulla di fatto.Nel 1987 scoppia in Cisgiordania e a Gaza la “Rivolta delle pietre”: è l’Intifada, i palestinesi si ribellano all’occupazione e rilanciano il ruolo dell’OlP come loro rappresentante.
Dal 15 novembre 1988 i palestinesi hanno accettato di costruire il proprio Stato a fianco di Israele, nei Territori occupati. A dicembre Arafat parla davanti all’Assemblea generale dell’ONU a Ginevra e riconosce lo Stato di Israele accettando la risoluzione n. 242 delle Nazioni Unite come base del negoziato di pace.
Il 31 ottobre del 1991 i palestinesi partecipano alla Conferenza di pace per il Medio Oriente di Madrid e qualche mese dopo iniziano a Washington i colloqui bilaterali tra israeliani e arabi, inclusi i palestinesi. A giugno viene eletto in Israele il laburista Yitzhak Rabin che forma un governo appoggiato dalla sinistra pacifista. E’ un’era nuova: Arafat e Rabin si riconoscono ufficialmente e reciprocamente. L’estate del 1993 è il tempo dei negoziati segreti israelo-palestinesi a Oslo e della firma (settembre 1993) dell’accordo di pace “Gaza e Gerico subito”. Nel 1994 le truppe israeliane lasciano Gaza e Gerico dove arrivano i primi reparti di polizia palestinese. Arafat, dopo 27 anni, torna in Palestina, a Gaza. A rompere questa fase di distensione interviene l’ala militare di Hamas che rivendica la strage di Tel Aviv: 22 morti e 50 feriti. Arafat condanna l’azione terroristica e Rabin impone la chiusura totale dei territori, isolando Gerusalemme Est dal resto della Cisgiordania. Il 1994 è anche l’anno dell’assegnazione del Nobel per la pace al premier israeliano. Il 4 novembre del 1995 Rabin viene ucciso da un estremista ebraico. Con l’elezione di Benjamin Netanyahu si conclude un’epoca. Il nuovo premier israeliano intensifica la politica degli insediamenti israeliani nei territori occupati, allontanando le prospettive della ripresa delle trattative per la pace.