Una supernova del terzo tipo

Una supernova che getta nuova luce, letteralmente e metaforicamente, sull’Universo e i suoi misteri. Si tratta di SN 2005E, una stella la cui esplosione sta liberando enormi quantità di calcio, e la cui esistenza (insieme a quella di altre simili) spiegherebbe la massiccia presenza di questo elemento nel Cosmo, sulla Terra e nel corpo degli esseri viventi. Lo studio che illustra la possibile orgine di questa supernova, pubblicato su Nature, è di un gruppo di ricerca internazionale guidato da Avishay Gal-Yam del Weizmann Institute of Science in Israele, e del quale ha fatto parte anche Paolo Mazzali dell’Osservatorio Astronomico Inaf di Padova, al momento impegnato presso il Max Planck Institute per l’Astrofisica.

Le supernove sono stelle in esplosione. In base al tipo di stella da cui si originano, si dividono in due categorie: le supernove di I tipo, che nascono da un sistema binario formato da una nana bianca (stella piccola ma molto compatta) di carbonio e ossigeno e da una stella compagna, e le supernove di II tipo, che si formano dal collasso di una singola stella gigante. Ma SN 2005E non ricade nelle due categorie. Appartiene invece al gruppo delle cosiddette “supernove ricche di calcio”, otto stelle sulle cui singolari caratteristiche gli astrofisici si interrogano da tempo.

Questa stella è stata avvistata la prima volta il 13 gennaio 2005 nella costellazione di Cetus (la Balena), visibile nel cielo australe e appartenente a una delle miliardi di galassie più lontane dell’Universo. Da allora, i telescopi di tutto il mondo sono puntati su di lei. Solo adesso, però, l’analisi della quantità e della qualità delle particelle che l’esplosione sta liberando ha convinto i ricercatori che SN 2005E non sia una tipica supernova. Infatti, le sue polveri sono troppo fini per provenire dal collasso di una stella gigante. In più, sono ricche di calcio e titanio, elementi che si generano da reazioni che coinvolgono l’elio, e non carbonio e ossigeno.

Simulazioni computerizzate suggeriscono, invece, che la supernova provenga da un sistema binario di nane bianche, una che ruba elio all’altra. Quando la stella “ladro” ha accumulato sufficiente elio da superare una certa massa, esplode. Se il modello fosse esatto, si spiegherebbe la massiccia presenza di calcio nell’Universo e negli esseri viventi. In più, si risolverebbe il mistero dei positroni: particelle, identiche agli elettroni ma con carica opposta che abbondano al centro della nostra galassia, considerate da molti ricercatori un prodotto della materia oscura. Sembra molto più probabile, secondo Gal-Yam, che provengano dal decadimento del titanio emesso da stelle come quella in esplosione. (m.s.)

Riferimenti: Nature doi:10.1038/nature09056 

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