Una terapia mirata per il cancro al pancreas

Cancro al pancreas e terapie mirate. Di questo si parla oggi in uno studio pubblicato su Science Translational Medicine con la presentazione di un dispositivo in grado di rilasciare il farmaco solo lì dove serve tramite l’ausilio di campi elettrici. Dispositivo che, almeno nei modelli animali dove è stato testato, ha impedito la crescita del tumore e in alcuni casi lo ha ridotto.

Il dispositivo messo a punto dai ricercatori della University of North Carolina di Chapel Hill sfrutta il principio della ionoforesi, ovvero del rilascio di un farmaco attraverso la pelle sfruttando l’aiuto della corrente elettrica. In realtà quello realizzato dagli scienziati è un device che può essere anche impiantato in prossimità del tumore da trattare, tramite un piccolo e poco invasivo intervento, collegato a un apparato esterno per fornire energia e regolare il flusso del farmaco chemioterapico (approccio più adatto per tumori più facilmente accessibili, come quello al seno). La possibilità, infatti, di direzionare solo lì dove serve il medicinale, riducendo gli effetti tossici della somministrazione sistemica è il principale punto di forza del dispositivo.

Per provarne l’efficacia i ricercatori lo hanno testato su alcuni topi con tumore al pancreas e al seno, mostrando che in effetti in questo modo la quantità di chemioterapico che raggiunge il tumore è molto maggiore rispetto a quella che si avrebbe con iniezioni intravenose, e che riesce così a bloccare e in alcuni casi ridurre la massa cancerosa, soprattutto se in abbinamento a iniezioni e radioterapia. Anche se impiantato nel pancreas di alcuni cani il dispositivo riesce a rilasciare in loco una quantità di chemioterapico fino a 25 volte maggiore di quella raggiungibile per via sistemica. Il tumore al pancreas è infatti uno di quelli che più potrebbe beneficiare da un approccio del genere, trattandosi di un tumore poco accessibile, generalmente poco vascolarizzato e quindi più difficile da raggiungere con i trattamenti standard.

L‘idea dei ricercatori è dunque quella di poter un giorno utilizzare questo dispositivo per chemioterapie localizzate, mirate a bloccare, e possibilmente ridurre, la massa dei tumori al pancreas, così da aumentare la quota dei pazienti operabili. Infatti, l’eliminazione chirurgica del cancro al pancreas è ad oggi la migliore scelta terapeutica nella lotta al tumore (che, lo ricordiamo, ha una prognosi tra le più infauste, con una sopravvivenza a un anno della diagnosi di circa il 25%), ma non sempre eseguibile, perché spesso al momento della diagnosi la neoplasia è già troppo estesa.

Riferimenti: Science Translational Medicine Doi: 10.1126/scitranslmed.3009951

Credits immagine: Ed Uthman/Flickr CC

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