Uniti nella vita e nella morte

Padre, madre e due bambini sepolti insieme. Abbracciati da circa 4.600 anni. Una datazione che rende il ritrovamento funerario di Eulau, in Germania, la più antica sepoltura di un nucleo familiare la cui traccia sia pervenuta fino ai giorni nostri.

Le tombe e le analisi del Dna eseguite sui resti (che rappresentano la più antica prova di relazione genetica) gettano nuova luce sull’organizzazione sociale nell’età della pietra. Gli scheletri, risalenti al Neolitico Sassone, appartengono ad un uomo di circa trenta anni, a quella che probabilmente fu la sua compagna (della stessa età) e ai due figli di 5 e 9 anni. “Moglie e marito” sono stati sepolti l’uno rivolto verso l’altra, come anche i due fratellini. Accanto a loro, ma in sepolcri distinti, sono state ritrovate altre nove persone poste in posizioni simili. Diverse le sepolture doppie, dove le braccia e le mani dei “consorti” sono state intrecciate.

“L’unione nella morte suggerisce un’unione nella vita e riflette l’importanza data alla famiglia dalle tribù preistoriche”, sostiene Wolfgang Haack dell’Università di Adelaide e co-direttore del gruppo di genetisti, antropologi e archeologi che ha condotto lo studio. Secondo Haack, le relazioni genetiche tra i due adulti e i due bambini rinvenuti in un’unica tomba prova che il nucleo elementare della famiglia tradizionale era presente in Europa Centrale sin dall’epoca preistorica. Ciò non significa, però, che questo sia stata la prima forma di convivenza diffusa, né necessariamente l’unica. In effetti l’esame del Dna ci fornisce soltanto un indizio sulle abitudini dell’uomo del Neolitico, da integrare con quelli ricavati da altri strumenti d’indagine.

Le misure sugli isotopi di stronzio nei denti permette, per esempio, di risalire al tipo di ambiente in cui un individuo ha trascorso la propria infanzia. Nel periodo di crescita lo stronzio contenuto negli alimenti viene incorporato nel tessuto dentario, lasciando traccia delle caratteristiche ambientali del luogo di provenienza del cibo. Dall’analisi di questo elemento è stato scoperto che le bambine e le giovani donne del gruppo funerario abitavano lontano dai maschi. “L’esogamia (ossia l’appartenenza del partner a un gruppo diverso) e il patrilocalismo (il fatto che fossero le future mogli a spostarsi nei gruppi maschili) potrebbero essere stati fattori importanti per evitare matrimoni tra consanguinei e stabilire legami tra comunità diverse”, spiega Alistar Pike, archeologo dell’Università di Bristol.

Ma i rapporti tra le diverse popolazioni non dovevano essere sempre idilliaci. I reperti raccontano infatti storie cruente: una delle donne aveva un oggetto simile a un proiettile all’interno di una vertebra, un’altra fratture al cranio. Le numerose ingiurie su mani ed avambracci testimoniano altrettanti tentativi di difendersi da colpi ed aggressioni. Dopo tre anni di studi, il gruppo funerario è ora in esposizione al Landesmuseum Sachsen-Anhalt. La sua storia è ricostruita in un articolo su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas).(l.d.p.)

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