Un’oasi per le donne

Da dove iniziare a ricostruire un paese devastato da anni di guerra civile, in una delle regioni più povere del mondo, martoriato da emergenze sanitarie a ogni livello? Una possibile risposta, forse la migliore, è: dalla salute delle donne. È con questa filosofia che un gruppo di medici italiani sta per aprire in un sobborgo di Abidjan, capitale della Costa d’Avorio, un ospedale specializzato in ginecologia e ostetricia. La Costa d’Avorio, un tempo un raro modello di stabilità nell’Africa post coloniale, è precipitata nel 2002 in una sanguinosa guerra civile tra governo e fazioni ribelli, a sua volta specchio delle divisioni tra ivoriani e la minoranza musulmana del nord. Dopo quasi quattro anni di conflitto che hanno lasciato sul terreno migliaia di morti, spaccato il paese in due (il nord controllato dalle milizie ribelli, il sud dalle forze governative) e messo in ginocchio la sua economia, la Costa d’Avorio vive ora una fragile tregua, sorvegliata dalle forze internazionali, favorita in parte dalla stessa partecipazione della nazionale di calcio ai campionati del mondo in Germania e, più seriamente, all’attesa delle elezioni in ottobre che dovrebbero indirizzare il futuro del paese. È in questo contesto che, nella città di Anyama, a circa 20 kilometri dalla capitale Abjdian, alcuni medici dell’Ospedale di Avezzano (Aq) lavorano ormai da alcuni anni per creare una struttura dedicata alla salute della donna e del bambino, sotto l’etichetta del “Progetto Afrique” (sostenuto tra gli altri da Regione Abruzzo, Regione Lazio, Oliviero Toscani Studio e svariati altri finanziatori). L’ospedale, in cui sono già state installate le attrezzature, sarà dotato quaranta/cinquanta posti letto, e sarà di fatto la prima struttura sanitaria vera e propria in questa città di circa 200.000 abitanti, sorta di grande periferia di Abidjan, che sinora disponeva finora solo di un disastrato e piccolo ospedale e in cui la mortalità infantile e materna raggiunge livelli altissimi. La scelta di creare una struttura specializzata in ostetricia e ginecologia anziché un ospedale generalista nasce da precise considerazioni sanitarie, come spiega Piero Iovenitti, ginecologo dell’Ospedale di Avezzano (Aq) che insieme a Gaspare Carta, primario di ginecologia nella stessa struttura e professore all’Università de L’Aquila, è tra i responsabili del progetto, e che sta ormai per trasferirsi in pianta stabile ad Anyama. “La mortalità in gravidanza in Costa d’Avorio, come in tutta l’Africa centrale e subsahariana, è a livelli insostenibili, ed è causata per lo più da fattori, come l’ipertesione in gravidanza o il mancato utilizzo del taglio cesareo, che con i mezzi della medicina occidentali sono facilmente controllabili”. Non a caso, la riduzione della mortalità femminile in gravidanza è uno degli Obiettivi del Millennio fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, per la precisione il numero 5. Si calcola che ogni minuto muoia una donna durante la gravidanza o il parto, e la metà di queste morti avvengono in Africa. Quest’alta mortalità è in buona parte un riflesso diretto della condizione sociale delle donne, quindi affrontare questo problema significa anche promuovere l’Obiettivo del Millennio numero 3: l’eguaglianza tra i sessi in fatto di salute. Iovenitti e colleghi stanno approfittando anche della precaria tregua attualmente in atto per completare l’allestimento e l’apertura dell’Ospedale. “Siamo stati sul punto di abbandonare il progetto per almeno due volte, a causa della guerra civile” spiega. “Il conflitto tra l’altro ha letteralmente abbattuto un sistema sanitario già molto precario. Questo in particolare nel nord del Paese, perché quel poco di sistema sanitario che funzionava era controllato dal governo e quindi limitato alla parte sud”. Il nuovo ospedale garantirà alla popolazione femminile locale la possibilità di controllare con esami clinico-strumentali l’evoluzione della gravidanza, un corretto trattamento medico e chirurgico di tutte le possibili affezioni ginecologiche, e cosa davvero non secondaria in quel contesto, un ambiente sano e luminoso dove la donna possa dare alla luce un figlio assistita da personale qualificato e motivato. Che non opererà solo tra le mura dell’ospedale, ma darà vita anche a una scuola di ostetricia e ginecologia per formare operatrici infermieristiche in grado di assistere le donne a domicilio, seguire campagne di informazione e profilassi. Oltre alle strutture ginecologiche e ostetriche, saranno comunque presenti un centro poliambulatoriale (oculistico, internistico e odontoiatrico), un reparto per i malati di AIDS, una radiologia e un laboratorio analisi.

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