Società

Funghi modificati con Crispr-Cas9: per gli Usa non sono ogm

Venti anni fa identificare un organismo geneticamente modificato era facile. Le tecniche di ingegneria genetica disponibili consistevano per lo più nell’inserire geni di altre specie all’interno del genoma dell’organismo che si intendeva alterare. Legalmente si parlava quindi di ogm quando il dna di una pianta o di un animale conteneva geni alieni. Oggi, però, i progressi dell’ingegneria genetica hanno reso più sfuggente la situazione, e in particolare la rivoluzione tecnica degli ultimi mesi: Crispr Casp 9, che permette di apportare modifiche precisissime, eliminando singoli geni all’interno del dna. Non essendo più transgenici, gli organismi modificati con questa tecnica vanno considerati ogm (e devono quindi seguire un rigido protocollo di approvazione per raggiungere il mercato)?

In Europa se ne discute ancora, e una decisione della Commissione europea è attesa proprio nei prossimi mesi. In America invece sembrano avere già le idee chiare: lo Us Department of Agriculture (Usda) ha autorizzato la libera commercializzazione del primo organismo modificato con Crispr Cas9: uno champignon che non si scurisce, che potrà essere coltivato e venduto senza passare per i processi regolatori dell’agenzia.

Il suo creatore è Yinong Yang, un esperto di patologia vegetale della Penn State, che ha modificato il genoma del comune champignon (Agaricus bisporus) colpendo una famiglia di geni che codificano la produzione della polifenolo ossidasi, enzima responsabile dell’inscurimento del fungo a contatto con l’aria. In questo modo, eliminando giusto un paio di basi dal genoma dello champignon è riuscito a diminuire del 30% l’attività dell’enzima, ottenendo un fungo in grado di durare molto più a lungo una volta affettato e quindi estremamente appetibile da un punto di vista commerciale.

Lo champignon di di Yang in effetti è solo uno dei circa 30 ogm, tutti vegetali, che lo Usda ha autorizzato ad aggirare i sistemi di regolamentazione dell’agenzia. Si tratta però del primo organismo ottenuto con la tecnica Crispr-Cas 9, e rappresenta quindi un precedente importante nella battaglia che infurierà presto sia in Europa che negli Stati Uniti riguardo alla ridefinizione dei criteri con cui identificare gli organismi gm.

Da noi, come già detto, la decisione è attesa per i prossimi mesi. Negli Usa invece la data da ricordare è quella del 18 aprile, quando avranno inizio una serie di meeting di uno speciale comitato organizzato dalla National Academies of Sciences, Engineering and Medicine, a cui è stato chiesto di prevedere quali saranno le più probabili conquiste nel campo delle biotecnologie nei prossimi 5-10 anni. La loro risposta, prevista per la fine dell’anno, dovrebbe servire come base ai legislatori americani per adeguare le normative e prepararsi all’arrivo di una nuova ondata di organismo modificati con tecniche che diventano sempre più difficili da definire (almeno legalmente) artificiali.

via Wired.it

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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