Buone notizie sul fronte vaccini anti-Covid da Israele, il paese che ha messo in atto una delle più veloci campagne vaccinali al mondo immunizzando il 50% della sua popolazione over-16 in sole 9 settimane. Un nuovo studio appena pubblicato su Nature Medicine mette in evidenza come la vaccinazione di massa abbia un effetto protettivo anche nei confronti dei non vaccinati: al crescere della percentuale di persone immunizzate (con il vaccino Pfizer-Biontech) il numero di infezioni tra i non vaccinati cala drasticamente.
Il CTS su Astrazeneca: seconde dosi under 60 con vaccini a mRNA
I ricercatori del Technion Israel Institute of Technology di Haifa, del Maccabi Healthcare Services e dell’Università di Tel Aviv hanno analizzato i registri delle vaccinazioni e i risultati dei test (Pcr) per il coronavirus in 177 comunità, separate dal punto di vista geografico e con tassi di copertura vaccinale differenti, per il periodo tra il 6 dicembre 2020 e il 9 marzo 2021.
Così facendo hanno trovato una correlazione evidente tra la percentuale di vaccinati (1,37 milioni di persone dai 16 ai 50 anni che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino Pfizer) e il numero di infezioni tra la popolazione non vaccinata (under 16). In particolare i dati suggeriscono che ogni volta che la percentuale di vaccinati cresce del 20%, i casi di positività al coronavirus tra le persone non vaccinate diminuiscono del doppio.
Secondo gli scienziati la ricerca conferma che le persone vaccinate hanno meno probabilità di infettarsi, e anche quando ciò avviene hanno una carica virale bassa con poche chance di trasmettere l’infezione agli altri.
Via via che l’immunità conferita dal vaccino aumenta tra la popolazione, insomma, meno probabilità hanno i non vaccinati di incontrare persone infette e contagiose.
I dati, sottolineano gli autori, non tengono conto dell’immunità che può essere stata acquisita naturalmente e, sebbene incoraggianti, sono preliminari e dovranno essere confermati da ulteriori studi.
Via: Wired.it
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