Un vaccino contro le bufale online

Con una rapidità senza precedenti, nell’era social le notizie false, inventate o manipolate a fini politici o per attirare click, nascono e si propagano come virus, rimbalzando da un account all’altro a colpi di like e retweet e contagiando amici e followers. Ispirato dall’analogia tra il dilagare epidemico delle bufale online e la diffusione di veri virus, un gruppo di psicologi anglo-americano propone di immunizzarsi contro le fake news attraverso un vaccino, naturalmente solo psicologico, ma con un principio di funzionamento simile a quello biologico.

In medicina, con la vaccinazione generalmente ci si espone ad una versione indebolita di un virus per permettere al sistema immunitario di sviluppare una difesa senza il rischio di venire sopraffatto. In un articolo pubblicato su Global Challenges, i ricercatori descrivono una procedura analoga di inoculazione che consiste nel sottoporre i lettori ad una dose controllata di disinformazione e successivamente confutarla. Nell’articolo gli scienziati mostrano l’efficacia del vaccino su un campione di più di 2000 cittadini statunitensi contro una bugia sui cambiamenti climatici, svelando anche qualche dettaglio in più sul successo delle campagne di disinformazione.

Consideriamo il singolo fatto scientifico: Il 97% degli scienziati concorda sull’origine umana dei cambiamenti climatici, mentre la sua negazione, “Gli scienziati non sono concordi”, può considerarsi una bufala, diffusa ad hoc per convincere il pubblico dell’inesistenza del problema ecologico (e degli sforzi necessari per affrontarlo). I dati raccolti nello studio, mostrano che, se la singola notizia, positiva o negativa, presentata da sola ha un impatto significativo sulle convinzioni individuali, quando invece la corretta informazione è seguita dall’artefatto, l’effetto netto è quasi nullo e la combinazione lascia in media inalterata l’opinione del pubblico. Il vaccino proposto dai ricercatori consiste nel trasmettere un messaggio intermedio, un’allerta che metta in guardia il fruitore della notizia che le informazioni negative sono state costruite per manipolarlo.

La stessa tecnica può essere applicata ad altre situazioni, come il bilancio rischi/benefici dei vaccini o le teorie sulle scie chimiche, in cui il consenso scientifico viene negato per polarizzare l’opinione pubblica, trasformando una verità scientifica in un oggetto di dibattito politico.

La facile risonanza ottenuta da questo tipo di fake news è un fenomeno preoccupante, in quanto capace di spostare i consensi ed anche i temi di discussione, distogliendo l’attenzione del pubblico da problemi concreti e più rilevanti. Il “debunking”, per quanto utile, da solo può non bastare. Tanto che persino Facebook se n’è accorto e sperimenta, per ora solo in Germania, delle contromisure per arginare il diffondersi delle notizie fabbricate ad arte.

Riferimenti: Global Challenges

Elisa Liberatore

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