Variante inglese, non ci sono ancora prove che sia più contagiosa

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(Credits immagine: NIAID/Flickr CC)

Annunciata, smentita, e adesso confermata anche dall’Ecdc. La variante inglese del coronavirus esiste e si sta diffondendo rapidamente. Secondo le autorità britanniche porta diverse mutazioni preoccupanti che potrebbero aver aumentato la capacità del virus di trasmettersi (dicono fino al 70% in più). Ma gli scienziati invitano alla calma: servono prove più consistenti per affermare con certezza che la maggiore diffusione non sia semplicemente frutto del caso.

Combinazioni di mutazioni

La variante inglese di Sars-Cov-2 differirebbe dal genoma dell’originale di Wuhan in 17 puntimutazioni che avrebbe acquisito nel corso di mesi e che, sebbene prese singolarmente siano già note, hanno dato origine a una combinazione nuova.

B.1.1.7, come è stata chiamata, porterebbe diverse mutazioni nella regione del genoma che codifica per la proteina spike, quella che consente al coronavirus di legarsi alle cellule e penetrarvi.

Una variante simile – che ora gli esperti dicono essere emersa separatamente nell’albero filogenetico del virus – si sta diffondendo altrettanto rapidamente in Sudafrica.

Alcune delle mutazioni della variante B.1.1.7 sono state messe sotto osservazione più stretta da parte degli esperti, in particolare la mutazione N501Y e la delezione 69-70, entrambe sulla proteina spike.


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È più trasmissibile?

Basandosi su simulazioni e modelli animali, la mutazione N501Y potrebbe aver conferito a Sars-Cov-2 una migliore capacità di trasmettersi da persona a persona, aumentando la sua affinità con i recettori Ace-2 umani.

In effetti la variante B.1.1.7 sembra diffondersi molto velocemente nel Regno Unito e secondo le autorità (lo riporta anche l’Ecdc) la trasmissibilità sarebbe aumentata fino al 70%. Anche per questo il governo britannico ha istituito misure di contenimento del contagio molto stringenti, le più restrittive dallo scorso marzo, almeno nelle zone più colpite ossia Londra e il sud est dell’Inghilterra. Altri paesi europei e non hanno già limitato i collegamenti con Uk, con l’intenzione di contenere gli spostamenti (e il virus) nel periodo di feste e per impostare nuovi protocolli di viaggio per le persone in arrivo dalle regioni più coinvolte.

In ogni caso sembra che la variante sia già uscita dal Regno Unito, con casi registrati in Danimarca, Olanda e Belgio. E sembra ci sia anche una coppia italiana in rientro da Londra. La variante, comunque, potrebbe già essere molto più diffusa di quanto si pensi.

Dati certi sull’aumento di trasmissibilità, però, ancora non ci sono, dicono gli esperti, che ricordano come anche l’allarme per la variante spagnola sia poi rientrato e che la maggiore diffusione potrebbe essere dovuta al caso, a una concomitanza di circostanze favorevoli ma non connesse alla genetica del patogeno. “Ci sono troppe incognite”, ha commentato Christian Drosten, virologo della Charité University Hospital di Berlino a Science Magazine, che menziona anche il fatto che la variante inglese possieda anche una mutazione nel gene Orf8, che invece è stata collegata da alcuni studi precedenti a una riduzione della capacità di diffondersi.

Resiste ai vaccini?

La delezione 69-70 (che era già comparsa in Thailandia e Germania all’inizio del 2020 e che si è stabilizzata in Danimarca e poi in Inghilterra in estate) potrebbe invece essere coinvolta nella minore suscettibilità agli anticorpi.

La nuova variante potrebbe dunque eludere l’immunità data dai vaccini oggi esistenti? Anche per rispondere a questo quesito non ci sono abbastanza dati per il momento. Tuttavia gli esperti sembrano confidare nel fatto che la probabilità che accada sia bassa: gli altri virus che mutano velocemente e che conosciamo da molto più tempo (quelli del raffreddore e dell’influenza, per esempio) hanno bisogno di anni prima di accumulare sufficienti mutazioni da rendere le vaccinazioni inutili.

I vaccini anti-Covid sviluppati finora sembrano indurre una forte risposta immunitaria e in più le persone sane possiedono un sistema immunitario capace di mettere in atto altre forme di difesa che le varianti attuali di Sars-Cov-2 difficilmente riusciranno a superare.

Infine le piattaforme per la produzione di vaccini, in particolare quelli a mRna, sono più flessibili e alla bisogna dovrebbero riuscire a star dietro alle mutazioni del virus.

Via: Wired.it

Credits immagine di copertina: NIAID/Flickr CC