Covid, contro le nuove varianti è fondamentale sequenziare i virus

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(immagine: Gerd Altmann via Pixabay)

Scoperte in Brasile, Regno Unito e Sudafrica. In questa fase della pandemia a preoccupare il mondo sono soprattutto le nuove varianti del coronavirus, ritenute molto più contagiose e trasmissibili, mentre sono ancora incerti i dati sulla loro potenziale maggiore aggressività. E anche se i primi dati sull’efficacia dei vaccini anti-Covid sembrano comunque essere promettenti, è fondamentale continuare a proteggere chiunque, compreso quindi chi è già stato vaccinato contro la Covid-19 e chi è guarito dall’infezione. A sottolinearlo è il ministero della Salute, alla luce delle nuove evidenze scientifiche fornite dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattia (Ecdc), che ha fatto il punto sulle nuove varianti in una nuova circolare nella quale viene in sostanza ribadita l’importanza delle strategie di controllo sanitarie e anti-contagio.

Come si legge nel documento, nei paesi dell’Unione europea la probabilità di introduzione e di diffusione delle varianti del coronavirus, e in particolar modo della cosiddetta variante inglese, è elevata. “Secondo l’Oms l’emergenza di nuove varianti sottolinea l’importanza per chiunque, compresi coloro che hanno avuto l’infezione o che sono stati vaccinati, di aderire rigorosamente alle misure di controllo sanitarie e socio-comportamentali”, si legge nella circolare. L’Ecdc, inoltre, ritiene molto alta “la probabilità di introduzione e diffusione in comunità nei paesi dell’Ue delle varianti di Sars-Cov-2, in particolare della variante Voc 202012/01”.

Per contrastare le nuove varianti e limitarne la diffusione, nel testo viene raccomandato di dare la priorità alla ricerca e alla gestione dei contatti di casi Covid-19 sospetti e confermati da variante e identificare tempestivamente sia i contatti ad alto rischio (contatti stretti) che quelli a basso rischio di esposizione. Viene indicato, inoltre, di effettuare un test molecolare ai contatti, sia ad alto che a basso rischio, il prima possibile dopo l’identificazione e al quattordicesimo giorno di quarantena, per consentire un ulteriore rintraccio di contatti, e di non interrompere la quarantena al decimo giorno. Bisogna, inoltre, “comunicare ai contatti l’importanza, nella settimana successiva al termine della quarantena, di osservare rigorosamente le misure di distanziamento fisico, di indossare la mascherina e in caso di comparsa di sintomi isolarsi e contattare immediatamente il medico curante”, chiarisce la circolare.


Contro le nuove varianti del coronavirus dovremmo cambiare mascherine?


È fondamentale anche che l’isolamento delle varianti del coronavirus venga effettuato in laboratori specifici. Per prevenire la diffusione accidentale di una nuova variante attraverso l’esposizione in laboratorio, infatti, bisogna isolare il virus nei laboratori P3, che hanno un livello di biosicurezza pari, appunto, a 3. Questi ultimi, inoltre, devono aumentare la capacità di sequenziamento “sfruttando tutta la capacità di sequenziamento possibile da laboratori clinici, diagnostici, accademici e commerciali” e garantire la disponibilità di risorse umane e materiale per gestire il numero crescente di richieste di rilevamento e caratterizzazione dei campione del coronavirus. Per l’Ecdc è necessario riuscire a sequenziare ogni settimana almeno 500 campioni selezionati casualmente a livello nazionale, dando la priorità ai casi di infezione tra i vaccinati contro il virus e ai casi di reinfezione, ai contesti ad alto rischio, come gli ospedali dove vengono ricoverati pazienti immunocompromessi positivi per lunghi periodi e a chi arriva da paesi con alta incidenza di varianti.

Via: Wired.it

(Credits immagine: Gerd Altmann via Pixabay)