Veronesi: “Dobbiamo studiare le sigarette elettroniche”

Si torna a parlare delle discusse sigarette elettroniche, e l’occasione è la presentazione, da parte dell’Istituto europeo di Oncologia (Ieo) di uno studio volto a testare l’efficacia dei dispositivi senza tabacco per smettere di fumare. I risultati? Positivi: la sigaretta elettronica aiuta a smettere di fumare più di una semplice attività di counselling in pazienti a rischio (fumatori tradizionali colpiti da tumore o infarto miocardico). Ma questi, raccontano dallo Ieo, sono solo i risultati parziali di uno studio pilota. Risultati però da non trascurare e indagare più a fondo per valutare una volta per tutte il reale potenziale di disassuefazione dei dispositivi senza tabacco, per il quale non esistono ad oggi forti evidenze scientifiche malgrado il boom commerciale.

Il perché di nuove indagini è chiaro, per il direttore scientifico dello Ieo Umberto Veronesi: “Se tutti coloro che fumano sigarette tradizionali si mettessero a fumare sigarette senza tabacco (le sigarette elettroniche) salveremmo almeno 30.000 vite all’anno in Italia e 500 milioni nel mondo. Oggi stiamo dibattendo quindi del più grave problema sanitario del nostro secolo: lo stop al fumo. Per questo abbiamo il dovere morale di studiare scientificamente la sigaretta smoke free, e all’Istituto europeo abbiamo deciso di farlo”.

Ma veniamo ai risultati. Lo studio, promosso da Ieo, è stato condotto dall’Ospedale San Raffaele e dal Centro Cardiologico Monzino di Milano, su 65 fumatori di lunga data (almeno dieci anni e con consumi di almeno dieci sigarette al dì) che avevano subito un infarto miocardico o avevano un tumore. Accanto all’attività di counselling prestata dagli ospedali, per alcuni di questi pazienti si è valutata anche l’efficacia di sigarette elettroniche senza nicotina. “I risultati”, racconta Carlo Cipolla dello Ieo, “mostrano che dopo 6 mesi chi usa la sigaretta elettronica smette di fumare nel 60% dei casi, contro la metà (32%) di chi non la utilizza. Anche chi non riesce a smettere, riduce drasticamente il numero di sigarette fumate (meno 10) mentre chi non la usa riduce in maniera inferiore (circa 6). Il 60% dei pazienti dà un buon giudizio sulla sigaretta senza tabacco e l’80% la giudica un buon modo per ridurre il numero di sigarette fumate”.

Partendo da questi risultati, e considerato che nella lotta contro il fumo i mezzi efficaci sono pochi, dall’Ieo è partita l’idea di continuare a valutare il potenziale come metodo antifumo della sigaretta elettronica. Con un nuovo studio, più ampio e volto a indagare tutti gli aspetti dell’uso delle e-cigarettes, da quelli clinici a quelli psicologici e comportamentali.

Lo schema della nuova ricerca promossa dallo Ieo è questo, come racconta Giulia Veronesi, Direttore dell’Unità Prevenzione e Diagnosi Precoce del Tumore del Polmone: “Verranno arruolati 200 fumatori che saranno seguiti per 6 mesi, valutati dopo 1 anno e poi monitorati a lungo termine, fino a 5 anni, essendo legati alla durata di Cosmos (Continuous Observation of SMOking Subjectlo studio, il programma di screening del tumore del polmone, nda). Questa possibilità di osservazione prolungata e costante rende unico il nostro studio a livello internazionale. Fino ad ora abbiamo osservato che il fatto di partecipare ad un programma di screening ha un impatto ancora lieve sulla disassuefazione: il tasso di sospensione del fumo è dell’8% in 5 anni. Studi precedenti sulla TFC (Tobacco free cigarettes, nda) hanno dato segnali incoraggianti ma dobbiamo confermare il dato con uno studio indipendente che abbia un gruppo di controllo che non utilizza TFC e due bracci, uno che utilizza TFC con nicotina e l’altro senza, per un monitoraggio attento delle dosi e dei potenziali effetti collaterali”.

Riferimenti: Ieo

Credits immagine: pixelblume/Flickr

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