Categorie: Società

Vetro, indietro tutta

Il caro vecchio vuoto a rendere potrebbe presto tornare in uso. A 40 anni dall’eliminazione di questo sistema, una proposta di legge firmata dai deputati Antonio Mazzocchi e Fabio Gava (entrambi del PdL) e in studio alla VIII Commissione Ambiente della Camera ne chiede la reintroduzione facoltativa. L’iniziativa, promossa dal Comitato Vetro Indietro composto da Italgrob (Federazione italiana grossisti e distributori di bevande alcoliche), Fipe-Confcommercio, Legambiente, aziende produttrici di bevande alcoliche e non e da Savno (gestore dei servizi di igiene ambientale nel trevigiano), è stata presentata ufficialmente ieri a Roma.

L’obiettivo è mettere un freno alla cultura dell’usa e getta e ridurre a monte i rifiuti favorendo il riuso nell’intera filiera, dal produttore al distributore fino all’esercente, del comparto Horeca (ristoranti, bar, etc). Attraverso il sistema del vetro a rendere (Var) gli imballaggi vengono sottratti alla normale raccolta differenziata e smaltimento e il consumatore finale della catena (esercente) si impegna a restituire i vuoti al produttore ricevendo indietro un pagamento in base alla quantità o al peso degli imballaggi restituiti. E a guadagnarci sono in molti: prima di tutto l’ambiente, se si pensa che riciclare una bottiglia integra permette un risparmio energetico cinque volte superiore alla fusione del vetro rottamato e permette di riutilizzare il contenitore più di 50 volte; poi ne guadagna l’economia delle aziende e anche la sicurezza, visto che le bottiglie abbandonate vengono spesso usate per compiere atti vandalici. Per incentivare i protagonisti del settore ad aderire alla filiera del riuso del vetro la proposta di legge prevede sgravi fiscali sulla Tarsu (tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e dilazioni di pagamento sull’Iva.

Ma il sistema conviene davvero? Per provarlo è stata condotta un’analisi delle prestazioni ambientali dei due sistemi alternativi attraverso la metodologia Life Cycle assessment (Lca). Lo studio ha preso in esame le emissioni di CO2, i consumi energetici e di acqua di tre aziende leader nel settore in riferimento alla produzione di 1000 bottiglie. Gli indicatori sono stati valutati anche al variare del numero di cicli di riuso delle bottiglie (da 1 a 15 riusi). Risultato: il riuso del vetro risulta sostanzialmente vantaggioso per la maggior parte degli indicatori con valori che a partire dal secondo utilizzo risultano inferiori a quelli ottenuti dallo smaltimento attuale. “Il sistema Var risulta vantaggioso rispetto al vuoto a perdere (Vap) sia in termini di consumi energetici che in termini di emissioni di gas ad effetto serra. Tale vantaggio aumenta all’aumentare dei cicli di riuso a cui le bottiglie sono soggette”, spiega Stefano Rossi, consulente dell’Università di Cà Foscari che ha condotto l’analisi. Diverso invece il discorso del consumo di acqua necessaria per riprocessare le bottiglie restituite, che è molto variabile nei due sistemi e dipende dalle realtà aziendali e dalle scelte produttive. Per quanto riguarda invece i costi del trasporto per riportare alla casa produttrice i vuoti, secondo lo studio non sono tali da influenzare in negativo gli indicatori ambientali.

“Nel sistema del vetro a perdere le bottiglie da produrre sono 1.010 su mille bottiglie distribuite, mentre con il Var, a fronte del ritrattamento, sono circa venti le bottiglie da riprodurre ogni mille distribuite”, spiega Rossi. “Quando l’intera filiera sarà attiva al 100 per cento, il risparmio di CO2 e di energia sarà equivalente a quello che ci sarebbe se un comune di 15 mila persone andasse in bici”, conclude Rossi. Il primo progetto pilota di sperimentazione del vetro a rendere, in collaborazione con Savno, è partito a ottobre su oltre 50 pubblici esercizi della zona Conegliano Veneto/Treviso e i primi dati sulla riduzione delle quantità di vetro e i vantaggi economici e ambientali saranno disponibili a dicembre.

Se approvata, la proposta di legge porterebbe l’Italia in linea con il resto d’Europa. In Inghilterra, infatti, è stata presentata una proposta per rendere obbligatorie pratiche come queste, che invece non è sono mai caduto in disuso in Germania e nei paesi scandinavi. E anche in dodici stati Usa è in vigore l’utilizzo del sistema regolato dal “bottle bill”, che ha diminuito del 70 per cento i rifiuti di lattine, cartoni e vetro. Inoltre, il ritorno del vuoto a rendere può essere un primo passo per rispettare la nuova direttiva europea, in base alla quale entro il 2013 l’Italia deve adottare il suo Programma nazionale di prevenzione rifiuti. (r.p.)

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