Via le atomiche dall’Italia

Un’Italia libera da armi nucleari. La chiedono a gran voce le associazioni, oltre 50, aderenti al Comitato promotore della campagna “Un futuro senza atomiche”, che lo scorso 25 luglio ha depositato in Corte di Cassazione una legge di iniziativa popolare. E che oggi, in occasione della Giornata mondiale della nonviolenza, da il via a numerose iniziative per la raccolta di almeno 50 mila firme necessarie a portare il testo in Parlamento.

Sono 90 le testate atomiche presenti in Italia, 50 nella base Usaf di Aviano e 40 nell’aeroporto militare di Ghedi, a Brescia. Eppure il nostro paese nel 1975 ha ratificato il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), impegnandosi come stato a non produrre né acquisire in alcun modo armi atomiche. Il Tnp prevede che le cinque potenze nucleari (Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina) si impegnino a lavorare per il disarmo nucleare totale (art. 6) e tutti gli altri stati a non dotarsene mai (art. 2). Ma attualmente i negoziati sono fermi e si notano preoccupanti tendenze al riarmo da parte delle grandi potenze.

Per questo le associazioni aderenti al Comitato vogliono mandare un segnale di rispetto degli accordi per incoraggiare gli altri stati europei a seguire l’esempio. Come hanno fatto già il Belgio, dove da molto tempo i due rami del parlamento chiedono al governo di eliminare le bombe statunitensi dal loro territorio, e la Grecia, che ha fatto rimuovere nel 2000 le circa 20 testate atomiche che ospitava. Ad oggi le Zone libere da armi nucleari (Nwfz) includono più della metà del pianeta: tutti gli stati delle Americhe tranne Usa e Canada, il Sud Pacifico, l’Africa, il Sudest asiatico e, più recentemente, l’Asia centrale. Anche lo spazio, i fondali marini e l’Antartide sono zone libere da armi nucleari in base a specifici trattati internazionali, oltre all’Austria e alla Mongolia. È possibile sostenere l’iniziativa sul sito.
(r.p.)

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