Violini, storia di un’imitazione

    Il primo violino della storia fu realizzato in Italia, nel 16° secolo. Da allora, lo sforzo dei liutai è stato quello di migliorarne sempre le qualità acustiche e la ‘suonabilità’. Ma come si è evoluta la forma e l’arte dei mastri lituai nel tempo, e così quella dei loro preziosi oggetti musicali? A chiederselo è oggi Daniel Chitwood del Donald Danforth Plant Science Center (Missouri), che presenta i risultati della sua ricerca su Plos One.

    Lo scopo del lavoro di Chitwood era quello di capire quanto la forma del violino fosse riconducibile al proprio artefice e quanto fosse cambiata nel corso del tempo, influenzandone o meno l’acustica, o piuttosto rispecchiando l’epoca di riferimento. Per farlo l’autore ha comparato le foto di 9.000 violini realizzati in circa 400 anni di storia.

    Chitwood ha potuto così individuare così quattro principali modelli principali di violino e di relative dinastie liutaie, fonte d’ispirazione condivisa dai maestri liutai nel mondo e nella storia: Maggini, Stradivari, Amati e Stainer.

    L’analisi e la classificazione degli strumenti esaminati suggeriscono infatti che i liutai si siano progressivamente ispirati ai modelli precedenti, influenzati dal periodo storico, ma soprattutto dallo stile e dall’arte delle diverse firme liutaie di maggior prestigio, fino ad arrivare al ‘violino moderno’, come spiega lo stesso autore: “La forma degli oggetti ci racconta una storia e come le epoche influenzino le nostre vite e la nostra creatività. Nel caso dei violini, forma e struttura sono state influenzate dalle nette preferenze degli artisti committenti, e sono state trasmesse, come una sorta di codice genetico, di generazione in generazione.”

    Riferimenti: Plos One doi:10.1371/journal.pone.0109229

    Credits immagine (composta da 5.000 foto di strumenti, delle 9.000 analizzate nello studio): Dan Chitwood CC

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