Virus da batterie

    Le batterie, leggere e flessibili, le fanno i virus. I ricercatori del Mit di Boston (Usa), guidati da Mark Allen, sono infatti riusciti a modificare geneticamente un virus per indurlo a produrre alcune componenti che si trovano all’interno delle batterie al litio ricaricabili. La ricerca è stata presentata al meeting annuale dell’ American Chemical Society (ACS) in corso questa settimana a Boston.

    Le batterie forniscono energia elettrica convertendo l’energia chimica intrappolata al loro interno. In una tradizionale batteria al litio, gli ioni litio si muovono attraverso un elettrolita (un fluido che conduce corrente) dall’estremità negativa (anodo), generalmente formata da grafite, all’estremità positiva (catodo), spesso costituita da ossidi di cobalto o litio-ferro-fosfato. 

    I ricercatori del Mit hanno messo a punto un nuovo materiale per i catodi a partire da una forma modificata del batteriogafo M13, un virus che infetta i batteri ma che è completamente innocuo per la specie umana. Il materiale del polo positivo è formato a partire da fluoruro ferrico e viene accumulato dall’attività di sintesi del virus. Secondo i ricercatori, i catodi prodotti in questo modo potranno costituire batterie leggere, flessibili e con basso potere dispersivo. Tutti i componenti sono lavorati a temperatura ambiente e in acqua. Inoltre, come spiegano i ricercatori, i materiali utilizzati sono meno pericolosi di quelli impiegati nelle attuali batterie al litio. 

    Ideali per essere incorporate nei vestiti, queste batterie potrebbero fornire energia per molti dispositivi ricaricabili.“Generalmente i militari devono portare con loro una grande quantità di batterie pesanti. Queste batterie permetterebbero loro di viaggiare e muoversi con molto meno peso” ha concluso Allen.

    Riferimenti: American Chemical Society

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