Ogni pochi secondi, le nostre palpebre si chiudono automaticamente e i nostri occhi si ritirano nelle orbite. Allora, perché non vediamo una sorta di buio “intermittente”, ma anzi, al contrario, la visione resta perfettamente continua?
In particolare, gli scienziati hanno notato che dopo che gli occhi si ritirano nelle orbite, durante la chiusura delle palpebre, le pupille non sempre tornano nello stesso posto: un disallineamento che induce il cervello ad attivare i muscoli oculari per riallineare il nostro sguardo su ciò che stavamo osservando prima del battito di ciglia.
“I nostri muscoli oculari sono molto lenti e imprecisi, e il cervello ha bisogno di adattare costantemente i propri segnali motori per assicurarsi che i nostri occhi siano rivolti nella posizione giusta”, spiega Gerrit Maus, uno degli autori dello studio. “I nostri risultati suggeriscono, quindi, che il cervello misura la differenza di ciò che vediamo, prima e dopo il battito, e comanda i muscoli oculari per compiere le correzioni necessarie”.
Per capirlo, il team di scienziati ha coinvolto una dozzina di partecipanti a quello che Maus scherzosamente ha definito come “l’esperimento più noioso di sempre”: i partecipanti, infatti, sedevano in una stanza buia, fissando un punto luminoso su uno schermo, mentre le telecamere a raggi infrarossi monitoravano i loro movimenti oculari.
“Anche se i partecipanti non hanno consapevolmente registrato che il puntino si era mosso, il loro cervello lo ha fatto e ha regolato il movimento oculare”, ha detto Maus. “Questi risultati sono un’ulteriore conferma del fatto che il cervello si adatta continuamente ai cambiamenti, comandando i nostri muscoli per correggere gli errori nel proprio hardware dei nostri corpi”.
Via: Wired.it
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