Vita più breve per i neofobi

Chi non è ben disposto verso le novità forse rischia di vivere meno a lungo di chi invece le affronta positivamente. È quanto afferma una nuova ricerca statunitense, pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences, che ha studiato gli effetti dello stress sul comportamento degli animali. Lo studio è stato condotto sui ratti ed evidenzierebbe la presenza di un maggior livello di ormoni dello stress negli individui che manifestano un’innata avversione alle novità o neofobia. Sottoponendo infatti allo stesso tipo di stress coppie di topi fratelli con opposto carattere, i ricercatori hanno rilevato come la risposta allo stimolo dipenda proprio dalla individuale capacità di affrontare le situazioni nuove. Più in particolare, gli animali che sin da piccoli hanno mostrato atteggiamenti di neofobia, avrebbero poi avuto una vita più breve di quelli più intrepidi. Sebbene l’influenza dello stress sull’attività cerebrale o sulla fertilità sia stata già mostrata in passato, si tratterebbe della prima ricerca che si spinge a ipotizzare effetti su tempi così lunghi. Le possibilità tuttavia che questo legame fra la risposta alle novità e la longevità sia applicabile anche agli esseri umani sembrano al momento piuttosto scarse. Infatti da sempre i bambini imparano ad affrontare la difficoltà che incontrano, modificando il proprio carattere man mano che diventano adulti. Cosicché non è affatto detto che un bambino timoroso diventi anche un adulto timoroso, come gli stessi ricercatori d’altronde riconoscono. (m.cap.)

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