Categorie: Spazio

Vita su Marte, in passato forse

Marte ha mai ospitato la vita? Nonostante la risposta a questa domanda continui ad eludere gli sforzi degli scienziati, il cerchio si sta stringendo. Cinque articoli apparsi su Science dettagliano infatti le ultime analisi fatte da Curiosity all’interno del cratere di Gale, alla ricerca di ambienti che nel lontano passato del pianeta risultassero abitabili. A tirare le fila di queste scoperte è un editoriale firmato da Ohn P. Grotzinger, del California Institute of Technology di Pasadena: stando ai dati chimici e fisici raccolti, Marte in passato avrebbe potuto ospitare la vita.

I nuovi risultati, racconta Grotzinger, sono solamente l’ultima tappa di una ricerca che prosegue ormai da un decennio. La storia inizia infatti nel 2004, con lo sbarco sul pianeta di Spirit e Opportunity, i dei due rover della Nasa che dovevano verificare i risultati degli esami orbitali, dimostrare cioè che nel lontano passato su Marte esistevano ambienti ricchi di acqua. La missione fu un successo, gettando così le basi per l’impresa successiva, nome in codice: Mars Science Laboratory (Msl).

Il rover sviluppato dalla nuova missione della NasaCuriosity, è sbarcato infatti nel cratere di Gale nel 2012, equipaggiato con un set di strumenti pensati espressamente per verificare se gli ambienti acquatici presenti su Marte fossero in grado di sostenere la vita. Oltre all’acqua infatti, sono necessari anche alcuni elementi specifici, ovvero OssigenoAzotoIdrogenoZolfo e Fosforo, e ambienti che permettano il sostentamento e lo sviluppo di batteri. I risultati delle analisi, pubblicati oggi su Science, segnano un nuovo passo avanti.

I cinque studi dimostrano infatti che nell’antichità il cratere di Gale era percorso da lunghi corsi d’acqua, che dalle pendici della depressione scorrevano a valle, formando un lago al centro dell’area. Ph e salinità dell’acqua erano moderati, ed erano presenti anidride carbonica e monossido di azoto, composti chimici che rendono molto probabile la presenza di carbonati e materiali organici. Cosa vuol dire? Per gli scienziati, significa che la zona era abitabile.

Dimostrare che fosse realmente abitata però è un’altra storia. Gli strumenti di Curiosity infatti non sono pensati per rilevare la presenza di forme di vita, e il compito cadrà quindi sulle spalle delle prossime missioni, che dovranno esplorare le rocce della zona alla ricerca di fossili. Questo non vuol dire che la missione del rover sia giunta a termine. “Curiosity ora potrà aiutare a comprendere in che modo i composti organici potrebbero essere conservati negli strati rocciosi”, scrive infatti Grotzinger. “In questo modo, fornirà indicazioni preziose per restringere la ricerca delle aree in cui potrebbero essere presenti materiali in grado di preservare dei fossili”.

Via: Wired.it

Credits immagine: Science/Aaas

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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  • D'accordo. Però consiglierei di non usare il termine "abitabile". Nella mia ventennale esperienza di didattica e divulgazione dell'Astronomia, ho imparato a non usare termini ambigui. Spesso il pubblico o gli studenti non sono in grado di percepire la sfumatura o la giusta accezione con la quale il termine è usato. Forse abitabile non significa per forza la presenza di vita intelligente o la possibilità di scendere sul pianeta e piantare l'ombrellone, ma, t'assicuro, viene così percepito dalla maggioranza delle persone. E succede quello che capitò a Sciaparelli quando parlò di canali senza specificare se naturali o artificiali. Chi all'epoca tradusse in inglese l'articolo usò "canal", cioè intendendo canale artificiale senza se e senza ma, con tutto ciò che ne seguì. Diciamo semplicemente che Marte è, o può essere stato, adatto a ospitare la vita, poi di che tipo e in che misura è ancora tutto da stabilire con esplorazioni più accurate.

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