Spazio

Yutu-2, ecco cosa ha visto il rover che ha esplorato il lato nascosto della Luna

Da sempre, c’è una caratteristica della Luna che più di altre ne alimenta il fascino e il mistero: il fatto che essa mostri alla Terra sempre la stessa faccia. La ragione fisica per cui questo accade è che il periodo di rotazione della Luna attorno al proprio asse coincide, come durata, al suo periodo di rivoluzione attorno alla Terra. La prima conseguenza di ciò, e qui si spiega il perché del mistero, è che la Luna ha, appunto, un lato che rimane “oscuro” ai nostri occhi, che non mostra mai (più correttamente si parla di lato nascosto). Dai programmi Apollo in poi, più di venti missioni sono atterrate sul nostro satellite, ma fino al 2019 mai nessuna si era spinta oltre il confine del visibile. La prima a provarci è stata una missione cinese, Chang’E-4 (CE-4), grazie al suo rover Yutu-2. Sono stati pubblicati oggi su Science Robotics i risultati dei primi due anni di esplorazione del lato nascosto della Luna. Cosa dicono?

Il viaggio di Yutu-2

La sonda CE-4 è arrivata sul lato oscuro della Luna il 3 gennaio 2019, nel cratere Von Kármán all’interno del bacino del Polo Sud-Aitken, liberando – circa 12 ore dopo – il rover che ha continuato l’esplorazione scientifica per più di due anni terrestri (25 giorni lunari). Yutu-2, il rover lunare più leggero di sempre (pesa appena 135 kg), è un robot fuoristrada a sei ruote capace di raggiungere una velocità massima di 200 m/ora (circa 0,056 m/s). Grazie a una serie di “denti” attaccati alle ruote, può anche arrampicarsi su pendii con pendenza fino a 20 gradi e superare ostacoli alti fino a 20 cm. Yutu-2 è dotato di quattro strumenti scientifici per acquisire immagini ad alta risoluzione e dati ad alta precisione: una telecamera panoramica, uno spettrometro che lavora a lunghezze d’onda del visibile e del vicino infrarosso, un radar a penetrazione lunare e un piccolo analizzatore avanzato per atomi neutri energetici. Il tempo di vita del rover stimato dagli scienziati all’inizio della missione era di appena 3 mesi, mentre dopo due anni Yutu-2 è ancora funzionante, ha percorso circa 600,55 m in terreni finora inesplorati, raccolto e trasmesso a Terra circa 16,46 gigabyte di dati scientifici.

La diversità del lato nascosto

I ricercatori hanno monitorato lo slittamento delle ruote del rover sul terreno, così come il modo in cui esse affondavano nella superficie e i tipi di terreno che vi si attaccavano, per avere un’idea migliore delle caratteristiche del suolo. Il terreno “grumoso” attaccato alle ruote suggerisce che la regolite presente è più corposa nel lato nascosto della Luna, e assomiglia un po’ alla sabbia secca o all’argilla sabbiosa che troviamo sulla Terra. La causa potrebbe essere la maggiore esposizione allo space weather (il vento solare, il plasma e le radiazioni energetiche, e i campi magnetici provenienti dal Sole e dallo spazio interstellare). Il lato lontano sembra anche essere maggiormente disseminato di rocce e piccoli crateri recenti – alcuni, fra l’altro, contenenti materiali altamente riflettenti che potrebbero essere il risultato di impatti multipli. Il terreno su cui ha viaggiato Yutu-2, comunque, nel complesso è pianeggiante e con alcune dolci pendenze locali.

Secondo questi risultati, quindi, il lato nascosto della Luna presenterebbe davvero differenze significative nella geologia di superficie rispetto al lato rivolto alla Terra. Le domande sollevate dal rover cinese, comunque, sono più delle risposte e delle curiosità che ha saputo soddisfare: secondo gli scienziati, occorrono altre missioni e altri rover dotati di nuovi strumenti, nuove strategie per muoversi in modo efficace e la capacità di effettuare un maggior numero di analisi chimiche, fisiche e biologiche in situ.

Riferimenti: Science Robotics

Valentina Guglielmo

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