Razza, categoria politica

J.S. Huxley, A.C. HaddonNoi Europei. Un’indagine sul problema “razziale”a cura e con introduzione di Claudio Poglianopremessa di Luigi Luca Cavalli-SforzaEdizioni di Comunità, 2002pp.226, euro 22,00Nel seguire la regola delle cinque W del cronista, ci si troverebbe spiazzati da “Noi Europei”: se infatti sono ben definiti “what”, “where” e “why”, “when” e “who” riservano qualche sorpresa.Il “when”: sebbene il libro sia stato scritto nel 1935, questa è la prima edizione e traduzione italiana. Il “who” rimane ancora più misterioso. Troviamo in copertina due nomi famosi: Julian S.Huxley e Alfred C.Haddon; ma un capitolo è a firma di Alexander M. Carr-Saunders, e come ci racconta l’introduzione, almeno altri due autori ci misero le mani: Charles Singer e Charles G. Seligman. L’esclusione di questi ultimi due è prontamente spiegata: erano ebrei. La loro presenza poteva quindi risultare nociva a una pubblicazione il cui obiettivo era quello di smontare i miti razziali, parto di un’Europa in preda al delirio nazi-fascista. Diventa quindi un po’ più chiaro perché il libro non fu mai pubblicato né in italiano, né in tedesco: Huxley intendeva mettere un “bastone scientifico fra le ruote di Hitler” (cit. nell’introduzione, p.XXVI). Il volume è dunque un’ampia raccolta di tutti i fatti allora disponibili per demolire l’idea di razza pura che veniva propagandata anche da molti scienziati. L’aspetto più interessante dello scritto sembra infatti essere nell’ampio spettro disciplinare coperto. Gli autori incrociano numerose argomentazioni che provengono dall’archeologia, dall’antropologia culturale, dall’antropologia fisica, dalla genetica. I nove capitoli (più un’appendice) mettono in luce un’argomentazione molto lucida e serrata. Vengono prima forniti i ferri del mestiere (nozioni di antropologia, di etnologia, di genetica). Poi, questi vengono utilizzati per dimostrare che “razza risulta essere un termine pseudo-scientifico più che scientifico” (p.195). Senza trascurare lo sviluppo storico delle diverse questioni, genetica e antropologia servono a far vedere che la purezza è carattere inesistente, in particolare per un’Europa che nel corso dei millenni è stata teatro di ripetute invasioni di popolazioni differenti, che hanno portato culture e geni diversi, ma sempre interfecondi. La cosiddetta “razza germanica” è quindi il risultato della mescolanza tra il tipo eurasiatico e il più antico uomo di Cro Magnon, mentre per l’Italia una storia molto ingarbugliata impedisce di attribuire origini certe al risultato, tutto meno che geneticamente “puro”. La conclusione è quindi che il concetto di razza è essenzialmente una categoria politica, di volta in volta utilizzata per individuare spezzoni di società delimitati dal ceto, dalla classe sociale. Se i due autori avanzano proposte sconcertanti di segregazione anche forzata di diversi gruppi sociali (in particolare riguardo l’immigrazione), perché la commistione “rischierebbe di innescare trasformazioni socioeconomiche indesiderabili” (p.211), lo fanno eliminando qualsiasi aspetto biologico. Sono cioè consapevoli che “l’argomentazione biologica è un manto con cui avvolgere sentimenti oscuri” (p.209).L’importanza di “Noi Europei” risiede nel suo valore di documento storico. Dal lato scientifico, è infatti ovviamente datato. Giustificata quindi la Premessa (una sintetica presentazione dello stato dell’arte) di Luigi Luca Cavalli-Sforza, che da diversi decenni fa ricerca di punta sulla diversità umana, incrociando i risultati della linguistica, dell’archeologia e della genetica molecolare. Comunque la parte più godibile del volume è l’introduzione storica di Claudio Pogliano, che inquadra il libro nel contesto culturale dell’epoca, raccontandone la genesi e descrivendo dettagliatamente i profili dei due autori “ufficiali”, gli accesi dibattiti sulla razza e le reazioni, anche molto aspre, che questo libro suscitò in tutto il continente. Pur con tutti i suoi limiti, nell’Italia di oggi dove si governa pensando alla “razza padana” e lo straniero è colpevole per il fatto di esistere, pubblicazioni come questa sono assolutamente salutari.

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