Cioccolato sì, ma fondente e senza esagerare

Alimento paradisiaco immortalato dalla letteratura e dal cinema, il cioccolato non fa così male come spesso si teme: consumato con moderazione, può essere addirittura un alleato della salute. Purché sia cioccolato fondente. Lo conferma una ricerca italo-scozzese pubblicata sulla pagine di Nature.

La storia del cioccolato

Conosciuto dai Maya e dagli Atzechi, che lo consideravano un cibo nobile e ricercato, il cacao giunse in Europa grazie a Cristoforo Colombo, che lo portò con sé al rientro di uno dei suoi viaggi; il cioccolato si diffuse quindi presso le corti europee, dove veniva consumato come bevanda, soprattutto all’inizio del XVII secolo. Era apprezzato a tal punto che il naturalista Carlo Linneo, nel suo lavoro di classificazione delle piante, definì il cacao “Teobroma”, cioè cibo degli dei. Casanova ne esaltava le virtù afrodisiache, già note in Messico: l’imperatore Montezuma, dovendosi occupare di un harem molto affollato, pare ne consumasse fino a cinquanta tazze al giorno.

Cosa dice la scienza

Diversi studi scientifici sulla cioccolata ne hanno già evidenziato le capacità stimolanti, sul corpo quanto sulla mente, e ora lo studio di Mauro Serafini, dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (Inran) di Roma, dimostra la superiorità del cioccolato fondente: il latte infatti riuscirebbe a neutralizzare completamente i principi attivi del cacao.

I nutrienti vegetali, presenti nel cacao, che hanno attirato l’attenzione dei ricercatori italiani, sono chiamati flavonoidi. Questi, noti soprattutto come componenti del te verde, e presenti anche nel vino rosso, hanno funzione antiossidante. Ovvero sono capaci di intercettare e disattivare i radicali liberi, potenzialmente dannosi per l’organismo in quanto possono provocare malattie croniche e cardiovascolari, infiammazioni, tumori e disturbi neurodegenerativi.

Lo studio sul cioccolato fondente

I ricercatori hanno avuto la collaborazione di 12 volontari, tra i 25 e i 35 anni, rigorosamente amanti del cioccolato, ai quali hanno chiesto di consumare, in giorni successivi, una barretta di cioccolato da 100 grammi alternativamente: fondente, al latte, oppure fondente accompagnata da un bicchiere di latte. È stata poi misurata la capacità antiossidante del loro plasma un’ora dopo lo snack, mediante una tecnica che misura l’abilità di ridurre gli ioni ferro (Frap).

Un aumento notevole di antiossidanti è stato notato solo dopo il consumo di cioccolato fondente, ovvero, amaro, mentre quello al latte e la combinazione del fondente con il latte non davano alcun effetto. Un’altra analisi eseguita sui volontari è stata la ricerca della presenza nell’organismo del maggior antiossidante del cioccolato, il flavonoide epicatechina. Anche qui il cioccolato fondente ha fornito il doppio di composto benefico rispetto al suo concorrente più dolce. “Sembrerebbe che le proteine del latte siano molto ‘appiccicose’ e rendano i principi attivi inefficaci”, spiega Serafini.

Ma a cosa fa bene?

Ma a cosa fanno bene le molecole del cacao? Alcuni studi gli attribuiscono proprietà antidepressive, un’azione anticoagulante simile all’aspirina, effetti protettivi del sistema cardiovascolare e, persino, di contenimento del colesterolo ‘cattivo’ (diminuendo i livelli della molecola Ldl a cui si lega).  Infine, i tannini presenti nel cacao aiuterebbero addirittura a prevenire la carie, riducendo la crescita della placca.

Mangiamo cioccolato fondente, ma senza esagerare

Nonostante tutto, però, non si può pensare di utilizzare il cioccolato come un farmaco: “Bisogna fare sempre molta attenzione, e consumarlo con moderazione”, sottolinea il ricercatore. Anche se nei confronti del cioccolato c’è un mito da sfatare: quello che lo dipinge come un alimento supercalorico. In verità, l’apporto di una tavoletta da 100 grammi  di cioccolato fondente è di circa 500 calorie, equivalente di un piatto di pasta condita. Un quadratino o un cioccolatino ne forniscono dalle 20 alle 30, come una fetta biscottata. “L’importante”, sottolinea Serafini, “è che non venga considerato un sostituto della frutta a fine pasto. Quest’ultima, infatti, contiene anche le indispensabili fibre e vitamine”. Dunque sì al cioccolato, ma che sia rigorosamente amaro e inserito in un’alimentazione completa ed equilibrata.

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