Il robot che munge gli scorpioni

scorpione
(Foto via Pixabay)

Gli scorpioni, alcuni tra gli animali più pericolosi al mondo, contengono nelle loro code un liquido tanto temibile quanto desiderabile: il veleno. Potenzialmente mortale e prezioso al tempo stesso perché ricco di componenti biologicamente attive, che grazie alla ricerca, potrebbero portare in futuro a utilizzarlo in immunosoppressori, antidolorifici, trattamenti contro il cancro, l’artrite e la malaria (diversi sono infatti i gruppi di scienziati al lavoro su questi temi sparsi per il mondo). L’estrazione  del veleno – finora rischiosa perché manuale – potrebbe finalmente avvenire in modo sicuro e veloce. Un gruppo di ricercatori dell’Università Ben M’sik Hassan II di Casablanca, guidati da Mouad Mkamel, ha infatti progettato un robot, il VES-4, per estrarre il veleno evitando inutili rischi.

L’estrazione tradizionale a mano, infatti, espone gli operatori – solitamente ne servono almeno due – a punture potenzialmente mortali o scosse elettriche (gli scorpioni sono stimolati elettricamente per produrre il veleno da estrarre). Ma l’estrazione manuale comporta anche dei rischi per gli scorpioni stessi, quali danneggiamento della ghiandola velenifera o della parete addominale.

Il nuovo robot è stato pensato proprio per superare entrambi queste problematiche: lavorare in sicurezza senza compromettere l’animale (qui potete farvi un’idea di come è fatto il VES-4). Il dispositivo funziona così: serra la coda e stimola elettricamente lo scorpione – fino a quattro animali alla volta – a produrre gocce di veleno che vengono poi catturate in alcune provette e conservate. Testato su più specie di scorpioni, il robot può essere programmato in modo diverso per ciascun animale, fornendo ai ricercatori, tramite uno schermo LED, anche il nome della specie che si sta mungendo.

Leggero e facilmente trasportabile, il VES-4 può essere utilizzato dai ricercatori sia in laboratorio sia sul campo, comandato da remoto attraverso un telecomando, a ulteriore garanzia di sicurezza.

Riferimento: Society for Experimental Biology

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