Perché ci fidiamo di alcuni estranei più che di altri?

via Pixabay

Perché alcune persone, nonostante siano estranee, ci sembrano immediatamente degne di fiducia, mentre altre ci danno l’impressione di essere poco affidabili? Secondo uno studio, guidato dalla New York University e pubblicato su Pnas, la risposta sta nelle somiglianze. Da questa indagine emerge che se uno sconosciuto somiglia ad una persona a noi nota e che sappiamo essere affidabile siamo più propensi ad avere fiducia nei suoi confronti, e viceversa.

“La nostra ricerca – ha spiegato Oriel FeldmanHall, autrice principale dello studio – mostra che le persone estranee ci danno l’impressione di essere poco affidabili  se ci ricordano, anche solo in parte, qualcuno che è associato, nella nostra mente, ad un comportamento poco onesto“.

Secondo i ricercatori, questo avviene anche quando non sappiamo nulla sul carattere della persona con cui stiamo interagendo e anche quando non ci rendiamo conto, almeno a livello conscio, della sua somiglianza con un’altra persona di nostra conoscenza. In breve, il nostro cervello utilizza un meccanismo di apprendimento in cui le informazioni che abbiamo raccolto sul carattere di una persona, imparate durante le nostre esperienze in passato, ci aiutano a prendere decisioni nel presente e nel futuro.

Durante la ricerca, gli scienziati hanno condotto una serie di esperimenti incentrati su un gioco basato sulla fiducia, in cui i partecipanti dovevano decidere se concedere fiducia ad altri individui. Un primo test serviva a creare un precedente. In questo esperimento, venivano assegnati 10 dollari ai volontari, i quali dovevano decidere se fidarsi e  lasciarli in consegna ad altre tre persone, che venivano loro mostrate attraverso il volto. I soggetti cosiddetti decisori erano a conoscenza che i soldi consegnati ai tre estranei sarebbero stati investiti e il loro valore sarebbe risultato quadruplicato, mentre gli affidatari dei soldi potevano scegliere se condividere nuovamente il denaro con le persone che lo avevano consegnato loro, ricambiando la fiducia, oppure tenerli per sé, rivelandosi, a conti fatti, poco degni di fiducia. In base ai risultati, ciascuno degli affidatari è risultato più o meno affidabile: alcuni si sono rivelati molto degni di fiducia, condividendo i soldi circa 9 volte su 10, altri mediamente affidabili, mettendo in comune i dollari circa 6 volte su 10 ed altri ancora davvero inaffidabili, dividendoli soltanto circa 1 volta su 10.

In un esperimento successivo, a partire da un’immagine di un volto i partecipanti dovevano scegliere dei compagni per un nuovo gioco. Le immagini delle facce appartenevano a persone diverse da quelle mostrate nell’esperimento precedente. Ma, all’insaputa dei partecipanti, i nuovi volti erano stati fusi, in maniera digitale, a diverse intensità, con quelli del primo esperimento, in modo che somigliassero, in maniera più o meno marcata, alle facce mostrate in precedenza.

Dai risultati è emerso che i partecipanti sceglievano in modo ricorrente la persona che somigliava al soggetto che si era dimostrato più affidabile nella fase precedente dello studio. In particolare, più lo sconosciuto somigliava alla persona che si era dimostrata molto affidabile nel primo esperimento e maggiore è risultata la probabilità che l’estraneo venisse scelto come compagno. Mentre avveniva il contrario quando vi era una somiglianza con persone valutate in precedenza come inaffidabili.

Gli scienziati hanno infine esaminato l’attività del cervello dei partecipanti mentre prendevano queste decisioni. In particolare, gli autori dello studio hanno osservato che durante il secondo test, quando i partecipanti decidevano, anche sulla base dei volti già visti, se una persona era degna di fiducia o meno, nel loro cervello si attivavano le stesse regioni, tra cui l’amigdala, che si erano azionate nella prima parte del test, quando essi avevano imparato quali delle scelte erano più o meno affidabili.

Questo risultato, sottolineano gli autori dello studio, mostra quanto il cervello sia plastico e al tempo stesso fermo, dato che siamo in grado di fornire una valutazione morale su un estraneo sulla base di esperienze ed informazioni acquisite.

Riferimenti: Pnas

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