Quando gli americani arrivarono a Manduria

Museo Civico Manduria sezione seconda guerra mondiale
La sala delle fotografie. Foto di Simona Perrone.

“È l’Africa senza arabi”, scriveva The Bomb Blast il 1° ottobre del 1944, riportando le prime impressioni degli aviatori americani alla vista dei paesaggi assolati del Mediterraneo. Il settimanale delle truppe comandate dal generale Nathan Twining, con sede a Bari, è una delle prime testimonianze di una straordinaria, eppure comune, esperienza umana, la cui storia, attraverso fotografie, lettere e cimeli d’epoca, è ora custodita nel Museo Civico della Seconda Guerra Mondiale inaugurato oggi a Manduria, in provincia di Taranto.

Il museo degli americani

Il “museo degli americani”, come è stato ribattezzato, rinsalda il filo che lega gli abitanti di Manduria ai militari statunitensi che tra l’autunno del ’43 e la fine della guerra vi furono dislocati. Una presenza “aliena”, capace di suscitare fascinazione, quella per il soldato americano, ma anche sentimenti ambivalenti, se non proprio ostili. La gratitudine per le feste da ballo organizzate dai militari nel fine settimana aveva il suo contraltare nelle proteste cittadine per l’aumento della prostituzione conseguente alla presenza delle truppe o nella disapprovazione di comportamenti dei soldati spesso sopra le righe.

Era una convivenza forzata dalla storia: Badoglio aveva annunciato al microfono dell’EIAR l’armistizio di Cassibile del 3 settembre 1943 e nell’aeroporto militare a ridosso di Manduria erano giunti gli Alleati che, per due anni, avrebbero da lì compiuto 256 missioni aeree a est della cortina di ferro.

Dalla fitta corrispondenza tra i militari e le famiglie oltreoceano emergono frammenti di vita quotidiana: “Quando l’elettricità va via, come avviene di frequente, noi malediciamo gli italiani; ma non è completamente colpa loro”, si legge su “Tales and Memories (1943 – 1945). Gli alleati americani in una cittadina del Sud Italia” di Antonio Pasanisi e Aldo Pezzarossa. E ancora: “Il primo lieto evento in questa regione d’Italia, frutto del matrimonio di un militare americano con una signorina italiana, è avvenuto il 1° dicembre a Manduria”, e, nelle confessioni più private: “C’è un crescente risentimento tra gli italiani verso l’americano in uniforme che considera ogni donna una prostituta e lo dimostra con il suo comportamento”.

Ritorno a Manduria

Dopo alcuni anni di oblio, i contatti con gli ex combattenti americani vengono riallacciati nel 1996, per iniziativa di un privato cittadino che riporta in terra ionica quei soldati che nel secondo conflitto mondiale avevano vissuto parte della loro giovinezza a Manduria. Come l’ex luogotenente Peter Garbarini che, quasi cinquant’anni dopo, incontra il bambino ormai adulto a cui ogni settimana regalava della cioccolata. Con sé ha i nipotini, che accompagna per mano tra le vie del centro storico, “ai suoi tempi” costellate di “numerosi barbieri dai modi cortesi e donne prolifiche appesantite dai figli”. Poi nel 2000, grazie ai finanziamenti del Programma Leader II ricevuti dal Gruppo di Azione Locale dell’Area Ionico Salentina, e alla donazione di 12.000 dollari fatta dall’Associazione dei Reduci della II Guerra Mondiale, dal 450° Gruppo di Bombardamento dell’Aviazione militare degli Stati Uniti d’America, nasce il parco tematico “Cottontails” (code di cotone), che attira di anno in anno un numero sempre maggiore di visitatori americani che da oggi potranno proseguire la visita con il tour museale.

Tra i cimeli, un computer Norden

All’interno del Museo Civico della Seconda Guerra Mondiale, ospitato nelle stanze del Palazzo “Le Servite” nel centro storico di Manduria, sono esposte divise e oggetti di vita quotidiana appartenenti ai veterani del 450° Gruppo di Bombardamento, lettere e documenti e una collezione fotografica sui reduci manduriani della Seconda Guerra Mondiale. Tra i residuati bellici, anche un cimelio hi-teh: un Norden, computer elettromeccanico usato nella seconda guerra mondiale dai bombardieri americani per il puntamento degli ordigni.

L’allestimento dà spazio anche alle storie di tre personaggi locali di rilievo: Elisa Springer, di origini ebraiche e sopravvissuta ad Auschwitz, il brigadiere Gregorio Scialpi, ucciso a Trieste nel maggio 1945 dalle truppe jugoslave e il carabiniere partigiano osovano Cosimo Moccia, fucilato dai fascisti della X Mas il 10 dicembre 1944 a Tramonti di Sotto, in provincia di Pordenone, la cui vicenda è stata documentata in un libro da Anna Rita Morleo, esperta di storia locale.

“Il Museo è un traguardo reso possibile dal lavoro incessante di tanti volontari che da lungo tempo si dedicano a mantenere i contatti con i cittadini americani”, spiega Morleo. “Un lavoro che permette di conoscerci meglio attraverso gli occhi di chi, in questi posti, è stato straniero”. To my friend major Gerald “Gerry” M. French, by Aurelio Mastrovito, si legge su una targhetta ai piedi di un ulivo del parco “Cottontails”, un delicato saluto adagiato tra l’erbetta che stride un poco con la desolazione della odierna periferia italiana ma che annuncia, forse, una nuova consapevolezza.

2 Commenti

  1. L’albero dedicato al maggiore Frech non è un ulivo.
    La mappa è visibile qui:[https://www.facebook.com/267663253399566/photos/a.286653008167257.1073741830.267663253399566/599741120191776/?type=3&theater] e il video è visibile qui [https://www.youtube.com/watch?v=odebecmEMUQ] in particolare al minuto 4:41

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here