Riscaldamento globale: il 2018 è stato l'anno più caldo in Italia

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“Il freddo di questi giorni allontana i timori sul riscaldamento globale”. È così che il Messaggero di Roma del 5 gennaio scorso ha titolato un articolo riguardo l’ondata di gelo che ha colpito in questi giorni il nostro Paese, facendo chiaramente un’enorme confusione tra clima e meteo. Una superficialità che ha immediatamente alzato un polverone sui social media: presi in astratto infatti, qualche giorno di freddo o di caldo intensi non ci dicono nulla sulla situazione del clima (e quindi sul riscaldamento globale). E anche se gli ultimi giorni fossero stati particolarmente freddi, la lettura più corretta della situazione sarebbe diametralmente opposta: si ritiene infatti che siano proprio i cambiamenti climatici a rendere più frequenti gli eventi meteo estremi come ondate di gelo e di calore. Il riscaldamento globale, insomma, continua spedito, e basta sollevare di poco lo sguardo per accorgersene. Sono anni ormai che le temperature annuali continuano a segnare temperature record, e il 2018 non ha fatto eccezione: in Italia infatti è stato l’anno più caldo da almeno due secoli.

Il 2018, l’anno più caldo da almeno due secoli

In merito, Michele Brunetti, responsabile della Banca dati di climatologia storica dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche Cnr-Isac di Bologna, ha appena diffuso una nota nella quale sottolinea come il 2018 sia stato l’anno più caldo da almeno due secoli, e come sia perciò evidente il fatto che siamo in presenza di un cambiamento climatico importante nel nostro Paese. “Il 2018 è stato l’anno più caldo dal 1800 ad oggi per l’Italia”, si legge nella nota. “Con una anomalia di 1,58°C sopra la media del periodo di riferimento dal 1971 al 2000 che ha superato il precedente record del 2015 (1,44°C sopra la media)”.

La conferma del riscaldamento globale

A eccezione dei mesi di febbraio e marzo, prosegue l’esperto, i restanti dieci mesi del 2018 hanno fatto registrare anomalie positive, con nove di questi in cui le alterazioni sono state di 1°C in più rispetto alla media. “Particolarmente eccezionali sono stati i mesi di gennaio (il secondo più caldo dal 1800 ad oggi con una anomalia di 2.37°C in più rispetto alla media) e aprile (il più caldo di sempre, con un’anomalia di 3.50°C in più rispetto alla media)”, precisa Brunetti.

“L’anomalia del 2018, se presa in esame singolarmente, non ci permette di trarre conclusioni relativamente alle tendenze in atto; tuttavia, se vista nel contesto degli ultimi 220 anni di storia climatica dell’Italia, è l’ennesima conferma del fatto che siamo in presenza di un cambiamento climatico importante nel nostro paese. Significativo è il fatto che tra i 30 anni più caldi dal 1800 ad oggi, 25 siano successivi al 1990”, conclude l’esperto, sottolineando che l’eccezionalità del 2018 non ha interessato solo l’Italia: “l’anno appena concluso è risultato il più caldo da quando sono disponibili osservazioni anche per Francia, Svizzera, Germania e Austria”.

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